martedì 24 luglio 2012

Lisbona

La prima volta che ho visto Lisbona stavo per fare una grandissima cazzata. Della cazzata medesima faceva parte anche l'esserci, a Lisbona, e molto di quello che ne seguì quell'anno.
Somigliava molto al bere un qualche tipo di amaro calice: sapevo che ne avrei visto il fondo abbastanza velocemente, se fossi stata fortunata, ed ero piuttosto decisa - come quasi sempre, nel bene e nel male - ad accelerare le cose.
Era maggio, e a maggio a Lisbona fiorisce la jacaranda. Nuvole viola molto, molto belle.
L'albergo si affacciava dal castello sui tetti della città e sul mare, e in altre circostanze sarebbe stato un rifugio romantico, l'Alfama lì sotto sfoggiava la sera le sue luttuose cantanti di fado.

Ci sono posti che sono casa da subito, che scendi dall'aereo e i passi ti vanno in automatico.
Dopo un minuto o due hai un posto nel quale ti senti a casa, un baretto preferito per farci colazione leggendo il giornale - non mi ricorderò mai come si chiamasse, ma c'è stata una vita nella quale la mattina leggevo Repubblica, guardavo la Madeleine al sole lì di fronte oltre i vetri e sorseggiavo molto lentamente un café au lait.
Da grande, io sono a casa a Londra. E a New York. Che ve lo dico a fare, lì mi vengono subito delle abitudini.
A Londra per esempio abito di preferenza in Belgravia, e lì ho il mio pub. A New York non mi sognerei mai di abitare fuori Downtown - meglio se nel Lower East Side, e verso le 7 di sera il mio preferito per il Gimlet è decisamente il Café Orlin di St Marks Place.


This is not my place. A Lisbona ci sono tornata solo perchè l'UCP amato non c'era mai stato.
Sole così limpido che qui non ce l'abbiamo, e vento di mare.
"Somiglia a Genova" ha detto lui, che sa fare le sintesi.
"Anche a Trieste", mi ci sono attaccata io - "quel genere un po' finis terrae".

Lì di base guardano un sacco il panorama, verso il mare e cioè verso un intero oceano: infatti hanno un sacco di miradouros. Il miradouro è un belvedere, i più belli sono piastrellati di antichi azulejos e hanno un bar dove ordini vinho verde o sangria e stai lì a guardare, alla fin fine, il nulla. Molto portoghese, molto saudade.


Valgono il viaggio: un appartamento meraviglioso nella Baixa, una cena in Alfama (ma senza fado), la collezione Gulbenkian, i pasteis de nata, e vabbé, pure lo shopping al Chiado.

Valgono (sempre) il viaggio: volare, tornare.

Credits
Solo perchè dubito di recarmi tanto presto in Portogallo, vi squaderno qui gli indirizzi del cuore.

Datemi retta, affittate un appartamento da urlo da BaixaHouse, e affidatevi alle cure di Sonia e Tania, e delle gentili signore che vi faranno trovare il frigorifero pieno di cose buone per la colazione del giorno dopo e il pane fresco in un sacchetto di lino bianco appeso fuori dalla vostra porta la mattina. Sarete vicini a tutto.

Andate a piedi a cena da Pateo13 in Alfama, sotto il cielo di Lisbona, per queso e sardinhas asadas con vinho verde, tutto magnifico.
Per un brunch sotto casa, La Boulangerie sarà perfetta. La domenica si pranza (con la sangria) in uno dei ristorantini di Belem.

Comprate tonno e sardine in scatola da Conservieira de Lisboa: è praticamente sotto casa e il vostro pacchetto avvolto amorevolmente con la carta marroncina e lo spago vi darà una soddifazione che non vi dico.
Da Manuel Tavares in Praça da Figueroa (al Rossio, ma sempre a 3 minuti da casa) comprate il chorizo e il Porto, e lì di fianco c'è la Confeitaria Nacional che sforna pasteis de nata superbi, imperdibili.
Più buoni li fa solo Pasteis de Belem, ma lì ci dovete andare con l'autobus (ma fate di meglio, affittate uno scooter): e già che ci siete, a Belem, non perdetevi il chiostro manuelino del Monasterio dos Jeronimos, e state (molto) attenti ai borseggiatori.

Fate il vostro bravo giro sul tram 28 che attraversa tutta la città vecchia: la fermata, che ve lo dico a fare, è fuori dal portone di casa.

Infine: andate a vedere la collezione Gulbenkian, e ne rimarrete incantati.

venerdì 6 luglio 2012

Alba magica

Si alza sempre lenta come un tempo l'alba magica in collina.

C'è questo scienziato che si chiama Higgs.
48 anni fa ha ipotizzato, più o meno, che la massa di tutte le cose è determinata dal fatto che le particelle nuotano in una specie di melassa con la quale fanno attrito, e che appunto conferisce loro massa. Questa melassa è fatta di una particella piccolissima che si chiama bosone di Higgs.
Poi, per tutto questo tempo, ha aspettato che la sua ipotesi venisse confermata. In tutti questi anni, si sarà ben chiesto se sarebbe successo in tempo.
Ha dichiarato anche che ha avuto diversi anni in cui non aveva idea di cosa fare, e che dopo aver provato a dedicarsi alla matematica si era reso conto di essere già troppo vecchio per imparare tutte quelle cose che non sapeva.
Adesso ha 86 anni e ieri, in un'aula del CERN di Ginevra, gli scienziati che passano il loro tempo nel cuore della montagna a far scontrare particelle hanno detto che il bosone di Higgs esiste davvero, e che l'hanno trovato.
Di fronte alla standing ovation in quell'aula, il professor Higgs ha tirato fuori il fazzoletto, e ha pianto un po'.
Vi posto questi trentasei secondi di video, perchè valgono una vita, e un Nobel.

In tema di sogni, non fate di testa vostra, datemi retta e portatevi in vacanza Pesca al salmone nello Yemen di Paul Torday, Elliot, e Eureka Street di Robert McLiam Wilson, Fazi.
In tema di vecchietti indomiti, sono veramente imperdibili quelli di Marco Malvaldi (e no, non studiano fisica, prevalentemente giocano a briscola).