domenica 28 giugno 2009

Una ragazza di Londra

Sembra che io me la sia per così dire tirata, miei piccoli lettori, a dirvi che le cose viste da Londra sono differenti, etc etc, perchè ormai depressa vi scrivo dalla mia stanzetta londinese, praticamente in esilio.

Nel caso vi domandaste come mai, sono qui per ordine del network, nonchè del Rude e di M., a fare la studentessa.

Per dire: traslocano della gente da mezza Europa per stare chiusa in una stanza a seguire delle lezioni che durano tutto il giorno e pure la sera, e mica due giorni, no.

Due settimane.

L'idea è che tu intanto comunque lavori, rispondi ai clienti, eccetera: ma scomoda.

Ignari del dramma, clienti e colleghi ti scrivono, mandano allegati da tre mega che dal blackberry non puoi leggere e quindi te li devono faxare da Milano e poi portare a un altro piano, ti chiedono un comunicato stampa al volo che scrivi al tavolo della colazione macchiandolo di burro, la connessione dell'hotel va e viene, la webmail la leggi ma non riesci a inviare, e così tutto il giorno.

Nello stesso tempo, ti dimeni in giro per una sala meeting facendo l'energizing ogni due ore (che è un giochino scemo di gruppo, ma che cambia ogni volta), ballando una specie di hoola hop (sempre per alzare il livello emergetico della classe), attaccando cartelloni e postit alle pareti, simulando di tutto tranne che (per ora) un orgasmo (di gruppo, nel caso), rispondendo a domande, indovinelli, bevendo caffè e mangiando bigné o birthday cake o biscottoni al cioccolato e poi via di nuovo a fare il cerchio. Tutto senza soluzione di continuità. Aiuto.

Tanto per iniziare, domenica sera l'ukraino maleducato si è preso il mio posto nella fila al checkin in albergo, ho dimenticato l'adattatore e me l'hanno dovuto spedire col corriere, per l'ovvia ragione che io sono praticamente reclusa e qui vicino non c 'è una mazzafionda e in questo deplorevole posto non hanno un ca**o di adapter, ho messo senza volerlo l'aria condizionata su "temperatura polare", la tv ha solo canali inglesi (e vai col Grande Fratello locale, anche qui ci sono degli sfaccendati in un giardinetto tipo ikea) e sono alle prese col room service: la mia birra, un'insalata greca e una enorme ciotola di hummus home made e zeppo di aglio.

Allegria eh, ci si ammazza di risate qui.

Ah, ho dimenticato anche lo shampoo. Echeppa**e.

C'è anche la capa Ginevra, che è mia compagna di scuola. Anzi, io sono la sua, direi meglio.

Siamo andate da Harrods ieri sera, evitando abilmente i drinks in albergo coi nostri compagni e insegnanti, e poi cena libanese (sì, ancora).

Ha dimenticato tutti gli acquisti di Harrods lì, pertanto stasera stesso giro, recupero dei pacchetti dai libanesi.

Cena giappo col tapis roulant, la capa, il portoghese e io.
Latin people together, ha detto lui. Stika
Ve lo dico subito: qui è supercool, se solo avessi del tempo libero.

I palazzi sono un incanto, il clima dolce.

Le inglesi in metro hanno minigonne, gambe rasate con la lametta (fidatevi, una ragazza lo sa), piedini gonfi strizzati in flipflop gioiello. Unghie laccate, e leggono: una leggeva la Byatt, una i Salmi.

Vabbé. Anche io prego che finisca questo tormento.

Più che i salmi, mi farei i salDi, che qui sono già iniziati alla grande.

(Lo so, sono blasfema: ma è colpa del dibbuk che mi abita, non sono io.)

The Italian (blow) job (questo è il dibbuk 2.0, ovvero cosa si vede da qui, rubrica fissa da Chiswick)

Il PD si è riunito a Torino, e si sono detti che devono svecchiare il partito, ora basta.

Infatti, correranno per la poltrona di segretario, il prossimo ottobre, due ggiovani: Franceschini e Bersani.

Ma solo perchè Chiamparino, la Montalcini e Neanderthal hanno detto no.

Scalfarotto, Serracchiani e Civati hanno detto per carità!, è un po' prestino: se ne parla magari nel 2013, quando saranno grandi.

Silvio ha ballato a Napoli, e poi è andato a commemorare dei morti.

Ma ve lo siete dimenticati che adesso è single e può fidanzarsi?

Sarkò ha aperto una strada che sono certa, con Silvio diventerà certamente un boulevard, un'autostrada, ma che dico, una pista aeroportuale.

Dopo le ragazze, le buste, le feste, o' Silvio nnammurato, fidanzato, danzerino, canterino, e per stasera non vado oltre.

domenica 21 giugno 2009

Patria

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. (art.21)
Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome. (art. 22)
Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. (art. 48)
La giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alla legge. (art. 101)

Lo dico sempre io che essere delle ragazze viaggiate è importante.

E' importante andarsene dalla Madrepatria, pure, di tanto in tanto, per confrontare quello che fanno là e quello che si fa di qua, o anche, in mancanza, andare in un posto così fuori dal mondo che, per esempio, ci arriva il vino da Contessa Entellina, ma non i giornali.

Così accade che, quando si torna, si ha un'immagine d'insieme che è come un flash.
Meno dettagli, ma quasi un colpo d'occhio rivelatore.

Un signore londinese l'altro giorno, seduto accanto a me al tavolino della colazione sotto un pergolato di ulivi, mi ha detto che era arrivato il tempo di tornare, back to the Mainland.
Mainland, per il dizionario, è la terraferma, il continente.
Capita l'inversione della visuale? Da Londra, gli isolani siamo noi.
Ma lui intendeva tornare in patria, letteralmente la terra primaria, anche se - mi verrebbe da dire - non esclusiva.
Oh, my dear, we were pirates, we had an empire - mi disse una volta sospirando The Lady, per spiegarmi with no frills perchè gli inglesi non hanno mai imparato le lingue. Non era necessario, si capisce.

Dunque - mentre andavo e tornavo - è accaduto per esempio che nella Madrepatria c'erano una, dieci, cento Noemi.
Capito? Non era UN attacco senile, e non è che Silvio si era innamorato, Silvio - come ha detto delusa ai carabinieri una di queste ragazze - "faceva così con tutte". E tutte lo chiamavano papi, tranne lei, che -non avendo confidenza - lo chiamava Silvio (sic).
Praticamente c'era un po' po' di organizzazione per lo smistamento e l'hospitality e poi Silvio mostrava la villa, cantava con Apicella, e - per finire, dopodopodopo - sfoderava una delle istituzioni più antiche di questo mondo: la busta.
O ancora: la candidatura, qualsiasi, o il Festivalbar, o la fiction.
Tuttavia, senza eccezioni, esse signore si premurano di far sapere che loro non fanno le escort.
Non battono, loro.
(Titolo memorabile dell'Espresso: Estate da papi - con foto di copertina delle ragazze in bikini a Villa Certosa)

E' accaduto anche che in the Mainland si è votato. Due volte.
La prima per eleggere il Parlamento Europeo e il Sindaco.
La seconda per tre referendum.

Io alle elezioni perdo sempre, e infatti: ho votato per Emma Bonino, che non siederà nuovamente in Europa. (Questa la considero una vera infamia.) Credo che la lista abbia preso il 2,9 percento, quindi zero seggi: ad Emma converrebbe candidarsi in un altro Paese, chissà.

Al mio Comune ho votato, con vera stizza, una delle coalizioni di centrosinistra.
Il candidato ovviamente ha perso, ma la cosa più irritante è che - avendo essi fatto le primarie (non dite niente, si, ancora) - è uscito che a correre per fare il Sindaco doveva essere il più bollito dei due, che ha già fatto il Sindaco due volte e che non aveva nessuna chance di vincere (si, ancora).

(Ah, ma non posso farvi mancare Debora Serracchiani.
E' molto brava, intendiamoci, e nemmeno una ragazzina: essendo la nostra impavida Debora, avvocatessa 38enne già sconosciuta di Udine, andata a dire pane al pane a Franceschini e al gotha del Pd (con D'Alema che sobbalzava sulla sedia dicendo ma-chi-è-quella) e che praticamente hanno rotto i coglioni con la loro fuffa, e avendo preso più voti di Silvio alle Europee in Friuli, adesso il Pd sta pensando di candidarla alla qualsiasi cosa.

Il panico per la disaffezione degli elettori e i successi di Tonino Di Pietro è talmente grande che vedremo presto, nella segreteria del Pd, Debora, il Papa ed Elvis Presley.)

Infine: i referendum.
Ho votato due no (all'attribuzione del premio di maggioranza in Camera e Senato alla lista - anzichè alla coalizione - di maggioranza relativa, ma si sono bevuti il cervello?) e un sì (all'abrogazione della norma che consente le candidature multiple).

Al momento, non so neppure se raggiungeranno il quorum dei votanti, ma volevo dirvi che io a votare mi sento bene.
Esco dal seggio e l'aria è pulita, la mente limpida.

Mia madre, quando le ho chiesto se aveva portato con sè a votare il mio nipotino, un cinquenne intelligentissimo e delizioso (cuore di zia), tanto per fargli respirare un po' di democrazia, ha detto "Ma no" come se le avessi fatto una domanda sconveniente, e di fronte alla mia impercettibile esitazione, ha aggiunto con improvvisa inquietudine "Perchè, tu vai a votare?" come se le avessi appena annunciato che batto sulla Nomentana tutti i venerdì sera.

Sì, batto, anzi mi batto cioè voto. Voto sempre, tutte le volte.
Voto per tutti quelli che, in giro per il mondo, vorrebbero votare liberamente, ma non possono.
Voto per quelli che invece, come mio nonno, dovevano iscriversi a un partito solo, e votarlo per forza, e questo almeno, mia madre dovrebbe ricordarselo.
Voto per quelli che, per poter votare in un paese democratico, sono morti in montagna, e anche questo mia madre, che viene da una famiglia delle Langhe, dovrebbe ricordarselo.
Voto perchè tanto tempo fa qualcuno di molto amato mi ha insegnato a conoscere i miei diritti, e ad adempiere i miei doveri, e dunque oggi voto per la mia personale speranza di cittadinanza.

Voto perchè, a non votare, sono i sudditi.

Lamùri

(Avendo una barca, non potrebbe chiamarsi altro che The golden goat.)

Nemmeno sotto tortura nominerò l'isola, ma posso fare la lista delle cose.

La nave, che è un bellissimo viaggio nel viaggio, e una camera con vista, e la terrazza a mare per cena, e i giorni di sole come solo giugno li fa da quelle parti, e il mare in amore al tramonto dal molo vecchio.
Stellate di una bellezza imbarazzante, e il buio nelle stradine, la notte.
Le cassatelle di ricotta del panificio, e le alici, le sarde e il tonno del pesciaiolo, che insieme al trancio rilascia la ricetta acconcia, e il maialino cotto al forno con le erbe di lì.
La pasta e la farina e il pane dal sapore più dolce del mondo.
Il pontile, e i libri, e mostri marini con cui lottare di tanto in tanto.
E Tata, che ha traslocato da Garlasco all'isola, undici anni fa, e da allora non si sogna nemmeno di tornare.
E i giornali, ma solo se ordinati per tempo a Chiara del caffé Tramontana, e solo se arriva l'aliscafo.
Gabbiani dappertutto, e sentieri in costa ripidi e profumati.

Guest star: il Lamùri del Conte Tasca, e l'amùri dell'uomo che pensa.