sabato 20 febbraio 2010

Berlin



Berlino è un'emozione grande, che non so da dove cominciare a raccontarvela, perciò magari facciamo un'altra volta.

Ho volato sopra una Germania ghiacciata e piena di neve, triangolando via Amsterdam come ai vecchi tempi.

Una città sconosciuta da camminare e strade eleganti di gallerie d'arte tanto cool che non ci si crede, una Fifth Avenue, la sopraelevata che attraversa la Spree, e la fantastica skyline di Potsdamer Platz, e stazioni della metro piastrellate come ai primi dell'altro secolo, e palazzi dalle facciate severe davanti ai quali si immaginano kristallnacht.
Una mattinata freddissima di sole davanti alla Brandenburger Tor, il red carpet della Berlinale.

Cena al Grill Royal per sapere che a volte, solo a volte, è possibile incontrare persone davvero fuori dal comune.

Ho trovato una casa lontano da casa, che si chiama Casa Camper.

Porto nel cuore una living room quieta sui magnifici tetti di questo secolo, le guglie protestanti, le sinagoghe e i minareti e le cupole tonde.

Domani è casa, via Parigi.

martedì 16 febbraio 2010

Tipi taciturni

C'è di nuovo Sanremo. L'anno scorso di questi tempi stavamo liberandoci di Uolter, quest'anno è Bersani che a mio modesto parere non ne può già più né di Silvio né del PD.

A Firenze un giudice che Il Giornale definisce "non alto, coi ricci scompigliati, taciturno", del quale non c'è la faccia né su Google né su Facebook, ma nel mio cuore invece sì che c'è - a Firenze questo giudice scrive, una solita storia di ordinaria corruzione e di puttane.

Quanto a me, sto per fare di nuovo la valigia, tra poco scriverò dalla mia cameretta berlinese. Meno sei gradi Celsius da quelle parti, e mi sento che non ho niente da mettermi, quindi farò shopping in loco come ai vecchi tempi, che Berlino è pure di modissima.

Che ve lo dico a fare, mi manca tanto l'UCP.

sabato 6 febbraio 2010

Habeas corpus

No free man shall be taken, imprisoned ... or in any way destroyed, except by the lawful judgement of his Equals, and by the Law of the Land.
Magna Charta Libertatum, 1215

The Habeas Corpus secures every man here, alien or citizen, against everything which is not law, whatever shape it may assume.
Thomas Jefferson, 1798


Il diritto di habeas corpus è tra tutti da sempre il mio preferito.

E' antico come le enclosures, cioè a dire l'atto con il quale i baroni del re, lassù in Inghilterra, passato l'anno 1200 d.C. presero a recintare i pascoli che fino ad allora erano stati liberi e ne rivendicarono la proprietà.
Dovevano essere un bel po' inariati, i baroni, perchè nel 1215 costrinsero il re, John the Lackland, che altri non era che il nostro Giovanni Senza Terra, quello di Robin Hood, a emanare - con tutta probabilità senza minimamente averne idea - il documento fondamentale e più civile del diritto moderno, la Magna Charta.
Dentro la Magna Charta sta la prima definizione espressa - e perfetta - dell'habeas corpus.

Sia portato davanti a un giudice colui che si vuole condannare.
E' il principio di legalità, che irrompe nella storia, e che storia - e la cambia per sempre.

E' lo scudo che protegge contro qualsiasi cosa che non sia legge - dirà Thomas Jefferson quasi sei secoli dopo in un altro strano paese, che sancisce con la sua Dichiarazione di Indipendenza, 4 luglio 1776, anche il diritto alla felicità.

When in the Course of human events it becomes necessary for one people to dissolve the political bands which have connected them with another and to assume among the powers of the earth, the separate and equal station to which the Laws of Nature and of Nature's God entitle them, a decent respect to the opinions of mankind requires that they should declare the causes which impel them to the separation.

We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness.

martedì 2 febbraio 2010

Nemici

Ualix

a Valeria

La Ualix ha aperto un blog.
Ciò mi riempie di gioia, perchè forse un po' in questo la capra c'entra, e perchè la Ualix di cose da dire ne ha, eccome.
Anche se il blog è embrionale per ora, e lei non è proprio sicura di saperle, tutte le cose che sa.

Tipo che per esempio la Ualix è in grado di tirarvi fuori in uno zic il meglio da un cestone di golfini in un outlet, o quello caduto dietro un comò nell'ultimo negozio vintage: mentre voi vi guardate intorno costernati, lei avrà in mano un piccolo gioiello in cachemire, di un'esatta tonalità trendy che non si trova, e che per di più a voi ammazzerebbe l'incarnato mentre a lei sta d'incanto.

Lo stesso vale per ebay, da cui estrae con maestria meraviglie, mentre voi vi esaurite a guardare paccottiglia per tre ore: in realtà, anche se vedeste le stesse cose, non sapreste riconoscerle, perchè il fatto è che la Ualix ha l'xfactor del fashion, mentre voi, inesorabilmente, no.
Così non vi resta che sottrarle gli acquisti, come faccio io (perchè la Ualix ha anche il cuore più d'oro del mondo), o sperare che vi inviti a fare shopping con lei (ma se non siete sue amichette lo escludo, non è mica un tipino che esce con chiunque, tzé), o lurkare la sua vetrina su ebay.

Che poi, la Ualix è filosofa.
Capace che con aria da niente ti fa una lezione di vita e di economia in una frase. Ai tempi in cui dividevamo una stanzetta dalle parti di Corso Vercelli, un bel giorno se ne uscì con la seguente: "Perchè qui le persone si dividono in billable, e non-billable". Intendendo che guadagnano tanto, nelle aziende, solo quelli che hanno ruoli per i quali i clienti pagano, e il cui lavoro le aziende medesime di fatto rifatturano ai clienti stessi.

Son sintesi geniali, lo capite da soli, sulle quali una riflette per bene, decide che vuole essere billable anche lei, e poi ci costruisce una carriera.

La Ualix ha collezioni di pensieri, di cartamodelli di Dior, di bottoni vintage, di mercatini da visitare, di stoffe e abiti da tagliare e cucire.

E un'anima rock inside.

lunedì 1 febbraio 2010

La casa dei doganieri

Mi è tornata in mente questa, che è stata a lungo una delle mie poesie preferite, in quegli anni un cui ero tormentata e semplice e giovane da far paura.
Non avevo allora alcuna idea né di rialzi a strapiombo né di libecci né di frangenti che ripullulano, ma non vi sfugga che mi era già assai chiaro il non sapere chi va e chi resta.
La lascio qui, dovessi mai aver voglia di scrivere le mie memorie (non prendetevi spavento, sento che il momento non è vicino).

Ah, vi lascio anche il quadro.


Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t'attende dalla sera
in cui v'entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.

Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all'avventura
e il calcolo dei dadi più non torna.

Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s'addipana.

Ne tengo ancora un capo; ma s'allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
né qui respiri nell'oscurità.
Oh l'orizzonte in fuga, dove s'accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (Ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende...)
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.
Credits
La casa dei doganieri di Eugenio Montale fu pubblicata per la prima volta da Vallecchi a Firenze nel 1932, nella raccolta "La casa dei doganieri e altri versi", e definitivamente da Einaudi a Torino nel 1939 nella raccolta "Le occasioni".

Maison du douanier à Varengeville è un olio su tela 61x81.9cm dipinto da Claude Monet nel 1882, donato da Julia B. Engel (santa donna, chiunque ella sia) nel 1984 al Met, NYC.