martedì 29 luglio 2008

Non dovete badare al cantante

Che cos'è l'amor
è un indirizzo sul comò
di un posto d'oltremare
che è lontano
solo prima d'arrivare.

venerdì 25 luglio 2008

Lancia il mobile

Scendo giù, che c'è il brainstorming.

E' andata circa così, che c'è stato il festival di Cannes, no, non quello dei film. Quello dei pubblicitari. E' una settimana di giugno in cui Milano si svuota di creativi &co, che si trasferiscono tutti in Riviera a fare delle feste in piscina, e a bere dei daiquiri sulla Croisette, la maggior parte invitati da qualcuno, che vuol dire che non pagano loro.
Lì a Cannes, ad una cena, il cliente della telefonia ha detto che vuole fare l'evento. Da 3 milioni di euro.
Il concetto emerso dalla cena è il seguente: "dice Caio (direttore della comunicazione della telefonica) che stavolta vuole fare il botto con Sempronio (che sarebbe il suo amministratore delegato, the boss) - quindi COME MINIMO dobbiamo finire su youtube. Se lo sono detti mentre bevevano il Brunello a Cannes."

Ora. Per la verità dei segnali c'erano eh.

Intanto non erano a Cannes, ma a Grasse, e questo lo so per certo perchè l'evento a cui erano ospiti l'ho organizzato io. Ok, questo è un dettaglio, d'accordo.
Poi, il Crotalo, che era presente, con il quale sono piuttosto in confidenza, ha commentato laconico: "non era Brunello, era Borgogna". Ah, dicevo, pareva strano.
Dell'evento e dei 3 milioni non ne sa niente, dice solo che a cena sono venuti a parlare del MIO TALENTO e loro sono rimasti colpiti. Mica paglia, eh. Gli sarà venuto in mente dopo, una volta tornati nelle loro camerette.
Terzo: su youtube ci finiamo sicuro, carichiamo noi il video, che problema c'è. Ma loro intendevano finiamo al tg1 delle 20, era una sintesi la loro.
Ma vabbè, per 3 milioni di euro scendo - anche per meno a dire il vero.
Trovo un quindici persone sedute a semicerchio in area break. Si è presentata la unit del cliente al completo, stagisti inclusi, poi ci sono il direttore della unit, la direttrice dell'innovazione Ginevra Lancaster, il direttore del digitale, la direttrice creativa, la direttrice eventi (che appunto sarei io). Già il brainstorming in 15 non va bene, ma tant'è.
Manca il direttore generale, che era presente alla cena, perchè dopo Cannes, sfinito, è partito per una settimana alle Maldive.
Gli stagisti sbarrano gli occhi, e già si capisce che dovrebbero tornare di filato alle loro scrivanie a inserire dati per due anni o tre.
La nuova giovane e Incantevole direttrice creativa ha già avuto 3 idee in sette minuti, è in loop creativo e mi guarda spiritata. La direttrice dell'innovazione fa una tirata sul target, cercando di riportare la compagnia a qualcosa che abbia un senso. Io mi sento debole.
Osservo che far partecipare all'evento il loro testimonial sarebbe forse possibile se si concludesse in un giorno solo, ma che trascinarselo dietro in un roadshow di 7 tappe mi pare poco plausibile. Tutti annuiscono, qualcuno dice "e poi a ottobre ha le gare". Ecco.
Cerco di spostare il focus sul genere di evento che cerchiamo, più che sui dettagli. Gli stagisti annuiscono. Dico che mi pare che l'unico concetto nuovo qui sia che la telefonica, che finora ha fornito servizi fissi, ora "esce di casa" entrando nel mondo del mobile, sviluppiamo un'idea che oscilla pericolosamente instabile tra la guerrilla e il reality.
Leviamo le tende.
La direttrice dell'innovazione dice che il report del brainstorming lo scrive lei, il che è un sollievo per tutti.
Entro nella stanza del direttore del digital per un caffè in santa pace, e arriva l'Incantevole creativa. Ha avuto un'(altra) idea, ci guarda febbrile.
"Praticamente, noi mettiamo dei cestoni, no?"
"Cestoni?"
"Sì. XY lancia il mobile, lancia il mobile anche tu!"
"..."
"Praticamente, mettiamo delle postazioni in piazza Duomo, in giro...tu tiri il tuo cellulare vecchio nel cestone, tanto fai l'abbonamento con XY e XY te lo regala nuovo!"

E' finita che
il report di Ginevra è stato bocciato impietosamente dal Rude
il direttore generale Abbronzato, al suo ritorno ha confermato che mai il cliente ha chiesto un evento
ha altresì confermato che mai il cliente ha parlato di 3 milioni di euro, ma che FORSE potrebbero volere un eventino da 30mila (sic)
ha altresì ordinato all'Incantevole di "spegnere il cervello" (sic)

Col Crotalo ho sorvolato, per evitare che ci licenzi in massa tutti quanti, ma decisamente abbiamo un problema, per così dire, di PROCESSING.

Been looking for other beds

I love you // I love you as one would love a woman // I love you as one would love a son // I love you as one would love a mother I love you // I love your voice // I love when you raise your voice on me// I love when you’re silent. It’s rare that you’re silent i love you // i love when you hug me // i love when you push me away// i love when i walk next to you, behind you, in front of you and inside you I love you // I love your eyes// I love your eyes into my eyes // I love other people’s eyes into your eyes I love you // I love to be in your bed // I just love being in your bed // I love forgetting that in the past i’ve been looking for others beds I love you // And i hate you more than satan hates god, my beirut

Mazen Kerbaj, libanese, disegnatore e poeta.
Devo per questa scoperta credits:
Ha registrato la sua starry night - la trovate sul suo blog - che descrive così
a minimalistic improvisation by:
mazen kerbaj / trumpet
the israeli air force / bombs
recorded by mazen kerbaj on the balcony of his flat in beirut,
on the night of 15th to 16th of july 2006.© mazen kerbaj 2006
Strepitoso.

lunedì 7 luglio 2008

Il compleanno della capra, praticamente

Oggi è nato Chagall, lo dice Google con graziosa icona personalizzata.

In effetti, 7 Luglio 1887, giusto in tempo per non diventare un impressionista.

E tuttavia - vero charme, nascere a Vitebsk , sì, e poi morire, ma a Saint Paul de Vence.

In mezzo, LA SPOSA: si chiamava Bella Rosenfeld, era delle sue parti, tornato a prendersela giusto appena prima della rivoluzione del '17.

Bella è morta 40 anni prima di lui, ha scritto (in yiddish) un libro di memorie che (in inglese) si intitola "Burning lights".

Per il tempo restante da usare facendoci qualcosa in attesa di ritrovarla chissà dove, Chagall ha volato con la sua sposa su Vitebsk o attorno alla Tour Eiffel, e miglior vita non mi viene in mente.

Il regalo di compleanno per la capra comunque è qui.

sabato 5 luglio 2008

Mekong




Viaggio d'acqua, questo. Fiume, certo, e poi delta, mare, pioggia e sudore e acqua da bere e docce e lacrime.

Prima, molto prima di vedere il fiume, infatti, in Cambogia piove sempre. Tutto il tempo, giorno e notte, giorno e notte e mattine pallide. Dopo una settimana, vi domanderete se ce la potete fare, con la Cambogia, e la risposta è no, nessuno può farcela in un paese dove non vedrete un solo bambino con le scarpe. Vedrete cose, per dire, che voi umani.

Una città sacra in rovina sepolta nella giungla da centinaia di anni, dove arrivano turisti da tutto il mondo, e ci hanno fatto un aeroporto e i grand hotel apposta, infatti.

Una capitale fantasma, con palazzi fantasma e fogne a cielo aperto. L'attraverserete poi di notte a piedi, nel buio completo sotto la pioggia appiccicosa, in un caldo afoso che non vi abbandonerà mai in Indocina, scorgendo appena nel buio ombre di cambogiani silenziosi.

Dopo che l'occidente si accorse di quanto stava succedendo in Cambogia sotto il regime degli khmer rouge, missioni di pace vennero inviate a Phnom Pehn per assistere alla rinascita del paese: dopo qualche anno, se ne sono andati tutti, alla spicciolata. Hanno lasciato dietro di sè i palazzi simbolo delle loro fallimentari diplomazie e un popolo traumatizzato e depresso.

4 milioni di mine inesplose. A Battambang, non lontano da qui, Emergency ha un centro che si occupa esclusivamente di ricostruzione di arti, perchè qui, adulti e bambini, quelli senza scarpe, saltano sulle mine appena si esce dalle strade "ripulite".

La guida che vi porta in giro per i killing fields piange davanti a voi, perchè è nato lì e lì hanno trucidato la sua famiglia.

Attraversando di notte strade di terra che tagliano distese di baracche di lamiera, vedrete dai finestrini gocciolanti il pallido e mobile chiarore lunare di ciò che l'occidente è riuscito a fare per queste donne e uomini e bambini: televisori e antenne satellitari, uno per baracca, generatori di corrente e soapopera e MTV dalla Tailandia.

Ecco, è a questo punto che vi chiederete se ce la fate, se per caso non è troppo per voi.

E' il fiume, che vi salva, è andarsene via acqua, scivolare via voi e i vostri cattivi pensieri.

Perchè vi state imbarcando su un postale sul lago Tonle, dove il Mekong entra ed esce, e va verso il Vietnam e verso il suo delta. Diluvia di nuovo, avete il bagaglio sopra la testa e le vostre brave Birkenstock, affondate nel fango fino alle caviglie, e infatti capirete lì perchè, per tutto il resto del viaggio, andrete in giro in infradito di gomma.

Passerete un confine d'acqua su questa lancia stipata all'inverosimile, e spunterà un sole malato, scoppierà un caldo torrido che però vi lascerà salire sul ponte a respirare, a guardare questo incanto di fiume che vi trascina verso Saigon.

Saigon è terra di mare, è città di acque e di vita e case e mercati su barche, è sampan pieni di bambini e pesce e verdura. Vi mescolerete ai traffici e ai mercati di un posto d'Oriente dove quasi tutti sono giovanissimi, e dove tutto costa 1 dollaro, ma gli stilisti locali hanno boutiques di lusso parigino.

Poi ve ne andrete a guardare la città dalla terrazza dell'Hotel Continental, pensando alla guerra e a quando i vietnamiti vi guardano e ce l'hanno scritto in faccia che loro sì che li hanno buttati fuori, gli yankees, alla fine di quell'orrore di napalm e guerriglia che voi avete visto solo al cinema. Infatti voi leggete Oriana Fallaci, lì sulla terrazza, e vi sentite in un romanzo di Graham Greene, perchè Saigon è da sempre luogo da expatriates. La sera, ordinando una bistecca da Allez Bou, il posto dove "vanno tutti" quelli che sono a migliaia di chilometri da casa, vi sentirete nel cuore del mondo, e misurerete la distanza del vostro spazio da quello di un amore che vi scrive sms da un'isola greca da parei e feste in barca.

No, le stelle di sicuro non sono le stesse.

Avrete ponti girevoli attraversati a piedi, magliette Diesel e occhiali da sole venduti per niente in continui suk o nella polvere da donne che forse hanno 30 oppure 80 anni, zuppe dal sapore indecifrabile e abiti fatti su misura in un'ora, lenti percorsi fluviali su barche lunghe e basse ombreggiate da tendalini di stracci.

Giganteschi Buddha scavati nelle montagne, antiche capitali distrutte e templi sopravvissuti in un silenzio mistico che vi taglia fuori, e un ferragosto a Nha Trang, 15° parallelo, praticamente il fronte, durante la guerra. Ma voi, invece, siete sulla spiaggia di Casa Italia.

Perchè lì ci sono i lettini, e il caffè, e i giornali e la birra Peroni che qui vi commuove, e si ordina in italiano, ed è Italia, è Casa, vi salva per una notte da quest'Asia che smarrisce.

Molto più a nord, questa costa diventa quasi il mar della Cina, che solo a menzionarlo fa Salgari.

Lì, sul quasi, c'è la baia di Halong, dell'esistenza della quale sarete poi grati per molto, molto tempo.

Ad Hanoi andrete in risciò nella città vecchia a fare shopping di lini tessuti su vecchi telai di legno e di sete in centinaia di tinte diverse, di antiche bacchette da riso ribattute in argento che a casa userete come fermacapelli, di spezie ed erbe disseccate dalle proprietà miracolose.

La cucina vietnamita potete scordarla, perchè è quasi Parigi, e la sera le brasserie restano aperte fino a tardi.

Avrete ai vostri piedi il fantastico mondo dei falsi-ma-veri firmati, perchè è qui, nelle fabbriche del nord Vietnam dove la mano d'opera costa meno di zero, che le grandi firme della moda fanno produrre borse, maglie, camicie, e qui le troverete, identiche ma in un mercato parallelo dove tutto costa pochi dollari.

Forse non le saprete comprare, perchè avrete di nuovo cattivi pensieri sui bambini che lì dentro, nel vostro lusso occidentale, ci lavorano, per meno di zero.

Un altro volo, ed è Vientiane, Laos.

Del Laos vi diranno che non ha accesso al mare, che è tutto montuoso e sulle montagne però c'è la jungla, e che producono due cose: caffè e coca. E riso, certo.

Attraverserete le montagne in un pulmino scassato, piove di nuovo a dirotto e i laotiani sembrano usciti da Brigadoon.

Infatti, state per arrivare a Brigadoon.

Ne sarete sicuri, verso le 4 di una mattina in cui starete immobili a guardare centinaia di monaci buddisti in tuniche rosse o rosa, arancio o zafferano, che sciamano davanti a voi fuori dalle loro case d'oro, per raccogliere poche manciate di riso dalle mani delle donne e rientrare, in un silenzio più forte di un mantra. Sarete sicuri che siete voi, ad essere entrati in qualche buco del tempo, e che tutto questo accade altrove, e ogni 100 anni.

Vi inginocchierete in un tempio davanti a un monaco quasi bambino, che vi chiederà se in Italia si parla in inglese, e vi dirà di non essere mai stato a Vientiane, perchè è lontana, con uno sguardo che non saprete capire. Gli chiederete di benedirvi, come tutte le donne laotiane davanti al Buddha, e un cenno col capo e un laccio bianco legato con tre nodi al vostro polso testimonieranno a lungo di quella preghiera perchè una delle vostre anime torni a casa.

Avete bruciato incenso e acceso candele sottili a tre a tre, come usa per il rito, in tutte le pagode che avete attraversato, ma qui, nel tempio d'oro deserto in controra, inginocchiati davanti al Buddha d'oro, l'energia della preghiera è così forte che vi attraversa e vi solleva.

Per il tramonto, si va sulla collina che domina la città, come al cinema. I tetti d'oro si incendieranno, l'aria diverrà pulviscolo arancio e oro, e l'acqua, sì, prenderà fuoco in un battito anche il fiume, perchè avrete ritrovato il Mekong, che scorre accanto a Luang Prabang, migliaia di chilometri più a nord di dove l'avevate visto la prima volta. Resterete lì fino a notte, sembra ore dopo.