sabato 25 dicembre 2010

Trascurabile felicità



Gli sms dopo le undici di sera che dicono: dove sei?, che significano molto di più di quello che dicono.
Francesco Piccolo, Momenti di trascurabile felicità


Buon Natale, amici della capra.

sabato 18 dicembre 2010

Keeping the night out


Sì che ve lo racconto, delle madonne normanne al Met, del Messiah di Haendel in St Thomas, della Starry Night, e degli strawberry Cosmopolitan nei bistrot francesi del Lower. E dei taxi presi al volo, del bruch domenicale da Veselka, degli scoiattoli, del fatto che Manhattan dopotutto è un'isola, e dei sandaletti di Anthropologie, sì.
E anche dei party di Natale. Ma non adesso.
Adesso, è ora di accendere candele per tenere lontana la notte.


Credit
Those Christmas Lights
Light up the street
Maybe they bring here back to me
Then all my troubles will be gone
Oh Christmas Lights keep shining on
Christmas lights dei Coldplay la potete scaricare a 1,29 € da itunes. Il video è stato girato il 25 Novembre a Londra, e sul tubo trovate pure il making of, doveste avere strane fantasie su Chris Martin.

giovedì 2 dicembre 2010

Avvento


La prossima settimana è bank holiday, miei piccoli lettori.
Che crediate o no ai riti, la capra si prepara amorosamente al Natale.

Mettete ghirlande alla porta, decorate casa, e non aprite i pacchetti anzitempo, mentre sono via.

Credit
Grazie alle Busybees per il calendario dell'Avvento.

mercoledì 10 novembre 2010

Ginestre

Kennst du das Land, wo die Zitronen blühn,
Im dunkeln Laub die Gold-Orangen glühn,
Ein sanfter Wind vom blauen Himmel weht,
Die Myrte still und hoch der Lorbeer steht?
Kennst du es wohl?
Dahin! dahin
Möcht ich mit dir, o mein Geliebter, ziehn.
Johann Goethe

(Conosci tu la terra dove fioriscono i limoni,
gli aranci dorati rilucono fra le foglie scure,
una mite brezza spira dal cielo azzurro,
il mirto immoto resta e alto si erge l’alloro,
La conosci tu, forse ?
Laggiù, laggiù
Con te, amore mio, io vorrei andare.)

E tutti a dire di Saviano in tivù, di Vendola che ha parlato delle ginestre a Milano e di Renzi che ha parlato di rottamazione di una classe dirigente a Firenze, di Bersani che se ne è rimasto a Roma a parlare con quelli di prima.
Tutti a dire di Silvio B. e dell'ennesima minorenne zoccola.

Io ho capito che non mi fa più ridere niente: l'ho capito ascoltando Benigni nel programma di Fazio e Saviano, che non ridevo per niente.
L'ho capito un po' prima in realtà, mentre ascoltavo Saviano che parlava di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e mi sono accorta tutto insieme che allora, quando l'autostrada e poi una via di Palermo saltarono in aria nel '92, è stato più o meno l'ultimo momento in cui questo paese mi è sembrato uno.
Mi sono accorta che da allora - da quel pomeriggio di domenica in una casa che non è più mia da tanto, impietrita insieme ad un uomo che non è più mio da tanto - sono passati quasi 20 anni, cioè circa metà della mia vita.

Mi è tornato in mente tutto insieme lo svincolo per Capaci l'anno scorso d'estate, c'era caldo e l'aria spessa che mormorava cose e (anche lì) le ginestre e il pitosforo di Montale che amo tanto, qualcosa chiamava dove-sei-Giovanni-dove-sei, e io piangevo dietro gli occhiali da sole.

Così mi è stato chiaro, amici della capra, che, semplicemente, non posso perdonare nessuno di loro, per questi ultimi vent'anni.

venerdì 5 novembre 2010

Applicazioni

Vi domanderete, amichetti della capra, dove accidenti siamo finiti tutti.

Siamo occupati assai, a disegnare (alla lettera, coi pennarelli e la carta) le Strategie del Grande Cliente, a bere spritz, ad amoreggiare con questo meraviglioso oggettino qui.


The web is dead, long live the Internet - titola Wired.

Il web è più vivo che mai, e adesso cammina (davvero).

NdA Poichè vi parlo di un prodotto, e di un brand, colgo l'occasione per un bel discorsetto.
La capra orgogliosamente rivendica una vigorosa indipendenza editoriale, non produce nemmeno sotto tortura contenuti branded o comunque pagati, non accetta inserzionisti di sorta e non ospita attività di marketing. (Almeno qui, sennò non è vita.)
Qualsiasi citazione o commento relativo a prodotti o brand è dunque frutto delle sole personali opinioni della capra medesima
.
Nel caso decidessimo di venderci - e potrebbe accadere, chessò, se ad esempio Louis Vuitton o Chanel un bel giorno trovassero la capra veramente irresistibile in cambio di una montagna di denaro, perchè ora non è che siamo proprio eroici, via - sarete i secondi a saperlo, miei piccoli lettori.
Last, but not least - i contenuti della capra sono rilasciati sotto licenze del tipo Creative Commons secondo il seguente criterio: Attribuzione - Non commerciale -Non opere derivate.

lunedì 25 ottobre 2010

giovedì 30 settembre 2010

Shortlist

alla Capa Ginevra, a M. (per tacer del Crotalo)
all'UCP

Così, mentre ieri sera bloggavo e piangevo, piangevo e bloggavo - ma questa è un'altra storia -nella mia stanza dell'hotel Titanic, il gala dinner andava avanti serenamente senza di me, e pure la distribuzione dei premi.
Il network distribuiva i premi per i migliori progetti realizzati in Europa negli ultimi 12 mesi.
L'agenzia dell'anno, il migliore progetto di marketing, la migliore campagna e così via: insomma le cose che fanno parte del nostro lavoro.

Non ci sarebbe ragione di parlarne, se non fosse che per il miglior progetto di sponsorizzazione eravamo in shortlist solamente l'Olanda ed io.
Non vedrò mai quel "Italy" sul grande schermo, e hanno vinto loro, gli olandesi: ma nei miei sogni c'era esattamente quella shortlist, amici della capra.
Non volevo niente altro da Budapest, e ho avuto tutto: il mio progetto, la mia shortlist.
Una vocina canta bravabravabrava, dev'essere la capra da qualche parte.

mercoledì 29 settembre 2010

Ragazze all'Est


La città è, come si dice, adagiata sulle rive del Danubio.
La lingua incomprensibile, le scritte rendono totalmente analfabeti, i negozi sono comprensibilmente dimessi, ché siamo all'Est.

L'albergo è quel genere di posto dove già alle 9 del mattino un pianista in smoking suona una versione sommessa di Moon River o La vie en rose ad un pianoforte a tutta coda, facendoti pensare che da qualche parte ti manca qualcosa e dall'altra che sicuramente andrà tutto bene - qualunque cosa sia - perchè le cristallerie sono al loro bravo posto, le posate d'argento tintinnano sulle porcellane e le orchidee stanno ordinate nei loro bravi vasi.

Potremmo tranquillamente essere sul Titanic.
Il terzo giorno, ti ritrovi a pensare che vorresti sfasciare il pianoforte e prendere a mazzate il pianista, e passare poi in sala da pranzo.

La Capa Ginevra ha sfoderato un mini laptop Toshiba rosa in stile Hello Kitty e da quello è tre giorni che non schioda, mentre il network sfodera il suo best of, innovazione come se piovesse e relative principesche revenue da cose che da noi i clienti quando appena glie ne parli, ti guardano con lo sguardo vitreo.

I nostri pensano, in generale, che Internet è nuovo, e che di Google e Facebook non c'è da fidarsi - tipo Grande Fratello orwelliano.
Loro, nel network, hanno sempre plotoni di gente a fare qualsiasi cosa; noi, sempre in 4 o 5 in stile Don Chisciotte, nemmeno una sparuta stagista a fare un fax, una scansione, per dire.

Alla fine, io piango per la frustrazione, la Capa Ginevra dice ma-no-tesoro-non-prenderla-così-ce-la-faremo.
Lì su due piedi, non entra in sciocchi dettagli circa il come.

E tuttavia, è un'emozione grande essere qui, e piango anche per questo.
Per tutto il tempo in cui questo meeting l'ho organizzato io e ho ascoltato e imparato dall'ultima fila, per il Crotalo che mi ha insegnato ad arrivare fin qui, per la capra da qualche parte nella notte di Budapest illuminata dalle luci che si specchiano nel fiume.

Domani si torna a casa, passando per la mostra sulla Secessione Viennese, e da Jajcica.


Credits
Jajcica è al 94 di Dohany Utca, Budapest.
Nonostante l'innegabile fatto che la vostra wonnie, miei piccoli lettori, è totalmente restìa a pubblicare i fatti suoi e gli indirizzi del cuore, Jajcica è un fantastico, magico, supercool negozio di vintage, vero vintage anni '70, talmente adorabile che merita lunga vita, e molti clienti.

martedì 21 settembre 2010

Via, via

Adesso non dite che trascuro la capra, miei piccoli lettori.
Via, via.
L'estate è finita, e ci siamo di nuovo, che le cose stanno andando così di fretta, tra i progetti e le riunioni e la Social Media Week e la Fashion Week e l'aereo da prendere e i compiti di inglese e tutto il resto che non sono affari vostri.
Via, via.
Dall'estate, sappiamo che: Silvio in generale nella vita si separa, dopo Veronica pure Leonardo l'allenatore e adesso anche Fini.
Di Fini sappiamo che: dopo sedici anni era stufo - e come biasimarlo, ma diciamolo, meglio tardi che mai; e anche che non aveva proprio idea di dove abitasse suo cognato.
Il che lo ammetterete è bizzarro, visto che mio fratello che deve fare il rogito mi chiama tre volte al dì.
Sappiamo anche che Uolter, stanco dell'Africa e tornato da Manhattan, ci scrive: qualcuno gli dica che non abbiamo sentito tanto la sua mancanza, no no.
Che il PD sta pateticamente cercando un fantomatico Obama bianco, ovvero assai più modestamente un cristiano che abbia la vaghissima speranza di non far incazzare ulteriormente gli elettori di sinistra e regga appena decorosamente le bordate della destra maimorta.
E trova le facce di formaggino di Serracchiani, che è vecchia dentro, di Chiamparino, che invece è un ex giovane, di Renzi che tuona da Firenze, ma ovviamente senza costrutto, e di Scalfarotto che per dare un segnale forte rilascia interviste sui gay.
Ah, e Sofri (Luca), che invece si sente Arianna Huffington, amen: pensare che io a lui vorrei solamente domandare come se la passa Adriano, per il resto lo lascerei serenamente al suo ipod.
Il Paese corre verso nuove future elezioni (ma mettetevi comodi e non trattenete il respiro: abbiamo un inverno di Portaporte e Ballarò, prima).
Io, da parte mia, corro più modestamente al checkin.

martedì 17 agosto 2010

Magnifique

"C'est magnifique, hein?".

Le francesi viaggiano en famille; le italiane rigorosamente col fidanzato. Abbigliate a qualunque ora come fossero a mezzanotte in Viale Ceccarini, e il tacco dodici e la cavigliera e il trucco e la mini.
D'ordinanza, sempre vagamente incazzate: partono in coppia, che da noi fa ancora status, ma poi non si divertono.
Ho sentito uno che diceva mogio: eh, ma sei sempre arrabbiata con me.
Accomodati tesoro, ce n'é dei plotoni.

Le inglesine sono con le amiche, e loro sì che si divertono: bevono come marinai e si innamorano dei baristi greci.

Le greche, invece, sono bionde tinte.

E sì, è magnifico.

Sembra la Capri della Grecia, ha commentato l'UCP con una sua certa qual aria di scandalo.

E' convinto di essere un uomo di gusti semplici e rudi, del genere basta uno scoglio; poi passa a elencare con elegante distacco che nella casa dell'estate ci dev'essere l'aria condizionata (soffre il caldo), e la rete e lo spazio adeguato (deve scrivere, lui).
Quando vola si lamenta degli aeroporti, quando atterra dei ritardi e del caldo africano, in generale nella vita del fatto di non essere sul Falzarego o tra i pratoni dell'Armentarola.

Dopo tre giorni, scorrazza seminudo e sciamannato per l'isola sul precario scooter greco.

Il resto è mare, retsina, greek salad - e capra che balla il sirtaki di Zorba.

Questa casa da cui vi scrivo ha la grazia di uno dei panorami più belli del mondo.
All'alba e al tramonto tutta l'isola diventa rosa.
Le voci, la musica tra le case bianche giungono come sussurri solamente verso l'ora di cena.
La sera, le luci sulla scogliera si accendono come benedizioni.

domenica 8 agosto 2010

Priceless

Una moleskine a fogli color burro un po' duri, per le idee, i colori, i ritagli.
Carta, matite, forbici, colla.

Uno sketchbook nuovo per l'estate: non ha prezzo.

martedì 3 agosto 2010

Da morire

Spero vi sia chiaro, amici della capra, che moriremo tutti democristiani.

Per liberarci di Silvio, per non poter più vedere (né sentire) il PD, perchè lo stato in cui versiamo è tale che Fini e Casini (Rutelli no, quel che è troppo è troppo) ci fanno tenerezza, simpatia, ci riportano ai governi balneari cari alla nostra adolescenza, fanno - come dire? - un po' gioventù ribelle, beau geste, Capannina anni '60, quando tutto sembrava possibile e la voce era quella di Mina, e anche un po' Hammamet.
Non perderemo, dopotutto, quella simpatica abitudine di turarci il naso, cara a Indro Montanelli.

In meno di una settimana ci hanno lasciato due signore che amavamo, Suso Cecchi D'Amico e Elvira Sellerio, e ce le portiamo entrambe nella lista dei morti della capra, ché erano sagge, e l'hanno fatto davvero, di esserci come soggetti di cultura e pensiero, molto prima che noi tutte piccole donne del 2010 crescessimo piene di ambizioni e prosopopea di fare carriera.

Infine/1. Credo che dobbiate venire a conoscenza dell'esistenza di Gemmadelsud, la nuova regina di youtube. Non ho cuore di linkarla, ma cercate il suo "provino per la Mediaset" sul tubo e non ve ne pentirete.

Infine/2. Dite quello che volete, ma questa ragazza ha qualcosa davvero. Elisabetta Canalis, fotografata da Ellen von Hunverth per Vanity Fair, abito Dior Haute Couture dipinto a mano.



Infine/3. Che ve lo dico a fare. Puntuale come le tasse (lo so, il paragone è malscelto), Rumiz è partito per il solito viaggetto ameno. Cito testualmente da Repubblica di domenica 1° Agosto:
"Comincia oggi il viaggio di Paolo Rumiz nell'Italia garibaldina". Eh? Massì: "Per vedere come reagisce al simbolo l'Italia di oggi, in ogni tappa indosserà la camicia rossa che fu di Domenico Cariolato, classe 1835, luogotenente di Garibaldi."

Non dite niente, fate i bravi: adesso, solo adesso, è davvero estate.

venerdì 16 luglio 2010

Calore

Vien da dire: Anto', fa caldo.

Vorrei scrivere, ma è tempo da manicure rosso fuoco, da weekend in Dolomiti in cerca di frescura per festeggiare l'amato UCP, è tempo di affittare una casa grande su un'isola greca.

Le orme di Bruno Schulz si incrociano coi passi di David Grossman e di Gad Lerner, l'uno sparito nel ghetto di Drohobyč nel '42, gli ultimi due alla ricerca di radici ebraiche scomparse anch'esse nei forni crematori dalle parti di Lemberg, Galizia Occidentale.

Lerner scrive della Galizia, della Palestina, di Beirut sotto le bombe nell'estate 2006.

Nell'estate del 2006 anche io me lo ricordavo, che Beirut era sotto i bombardamenti israeliani, perchè ero a Istambul, affollata di turisti provenienti dal Golfo Persico.

Qualcuno mi spiegò che da Jeddah e Riad si usa andare al mare au Liban, ma le bombe quell'anno impedivano, e le spiagge turche sembravano credo una buona alternativa.

Percorrevo sola la città, in una sottoveste sottile di percalle rosa, i capelli raccolti per il gran caldo, le ciabattine. Istambul era mia, e le appartenevo, lì e allora.

La città era calda e ariosa, e io seguivo dal terrazzo di Sultanhamet con lo sguardo i cargo che passavano senza sosta sullo stretto, i gabbiani sulle cupole la sera, il bazar dei tappeti lì accanto.
Lo scialle e il te alla menta, e un libro.
Lo shopping a Taksim, la cena al 360° con tutto ai piedi o da Sabahattin, la piscina del Ciragan Palace dalla quale sembra di essere immersi nel Bosforo, e i mosaici d'oro di San Salvatore in Chora.
I traghettini per l'Asia, e il pesce fritto sulla riva.

Le donne arabe completamente vestite di nero nei saloni afosi e kitch di Dolmabahce, sullo scalone di cristallo, e le loro unghie perfette laccate di rosso fuoco, i cerchi d'oro pesante ai polsi, i tacchi a stiletto a corrompere occhi di maschi e di femmine.

Non ricordo se mai, prima, avevo avuto come in quei giorni la totale, assoluta certezza che - qualunque cosa fosse accaduta al mio mondo - avrei sempre avuto me stessa, e quello stato di grazia, e quei ricordi.

Ha scritto Marguerite Yourcenar: "Forse saremo sollevati da certi ricordi, che ci sosterranno come angeli".

Credits
Devo questo post a
Bruno Schulz, Le botteghe color cannella, Einaudi
Gad Lerner, Scintille. Una storia di anime vagabonde, Feltrinelli
David Grossman, Vedi alla voce: amore, Mondadori
E ancora, al 360°. (Per arrivarci dovrete trovare l'ingresso buio di un palazzo dalle parti di Taksim, salire all'ultimo piano con un'ascensore instabile, passare attraverso un metal detector palesemente in disuso da anni, fare un'altra rampa di scale. E, oh meraviglia.)
Al Sabahattin: per una cena sotto il pergolato di vite molto tempo dopo quell'estate.
Alla terrazza, che se non vi spiace tengo per me sola, e all'amata Marguerite Yourcenar.

Amerete per sempre tutti i cargo e tutti i mari se leggerete L'ultimo scalo del Tramp Steamer di Alvaro Mutis, Einaudi o Adelphi.
La Femme à l'éventail (Frau mit Facher) di Gustav Klimt, dipinta tra il 1917 e il 1918 in olio su tela, appartiene una collezione privata viennese.

lunedì 28 giugno 2010

Tramonti

Che paese mesto, amici della capra.
Assistiamo immobili al tramonto di Silvio, ipnotizzati-nonostante come i calciatori dell'Italia in mezzo al campo sudafricano.
Dopo, non fate finta di non sapere che sarà pure peggio.

Prima, cercheranno di fare a pezzi la libertà di stampa e la magistratura tutta, ma le cose non gli vengono più bene come un tempo.

Guardate la nomina di Aldo Brancher a ministro, che gli avrebbe evitato come d'uso non la condanna, ma il processo proprio: è finita in un casino, e il Presidente della Repubblica che interviene per dire che il legittimo impedimento non c'è, e il Ministero che non sanno nemmeno loro qual è, il PM desolato che non ci capisce niente.

E la bionda che scende dall'aereo in Canada? E tutti a dire "ah, maddai, un'altra" e a far domande, e chiè, e comesichiama, e chilapaga (e qui sarebbe facile per noi della capra fare del sciocco sarcasmo). Fossi in Silvio, mi lamenterei di non potermi mai fare i casi miei un attimo, e poi non dimentichiamoci che adesso è signorino.

Non serve più nemmeno che al Tg1 si parli preferibilmente delle fontanelle di Roma, delle tigri in Cina, dei cani da grembo: macché, tutto il Paese ride di Minzolini e dei suoi compiacenti redattori.
E quella bionda carina che si è dimessa, la Busi, che esagerata: e giù una copertina su Vanity Fair, quei bolscevichi di Condé Nast.

La legge sulle intercettazioni langue con sempre meno convinzione, la tigna di Eugenio Scalfari, Ezio Mauro e Repubblica tutta non smette mai. Nemmeno un giorno, appesa alle domande e ai giallini, e ci si mettono pure Fiorello e internet, che ormai stan tutti lì sopra a dir la loro.

I tempi non son più quelli: e l'invito a fare lo sciopero della lettura dei giornali arriva come la foglia di fico, come la mano davanti agli occhi al cinema quando il film fa paura.

Il film fa paura: ma i magistrati (e la polizia), che soffrono più che altro di malinconia, trovano il tempo - fintanto che possono intercettare e usare in processo le intercettazioni telefoniche - di chiedere 10 anni per Totò Cuffaro e di arrestare (ancora) dei mafiosi, e anche per dire senza mezzi termini che Tronchetti Provera ha mentito ai giudici e che Dell'Utri è colpevole di concorso esterno alla attività della mafia, comminandogli 7 anni di carcere in Appello a Palermo.

E infine, miei piccoli lettori: quelli di Sky, ma dove si credono di essere?
Al call center hanno una specie di zia che ti chiama a casa per sapere se hai ricevuto il decoder nuovo, e se è tutto a posto.
Hanno un direttore del miglior Tg che esista in Italia, che si chiama Emilio Carelli e viene da Crema, e che ha detto (insieme a molti altri direttori) che Sky farà disobbedienza civile contro il decreto sulle intercettazioni, ricorrerà agli organi giudiziari nazionali contro di esso, e se necessario alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.
Hanno un ad che si chiama Tom Mockridge e viene dalla Nuova Zelanda, che oggi ha detto così:
"Qualsiasi legge, che tuteli la corruzione o che minacci di punire gli editori che la rendano nota, è una legge sbagliata e costituisce un attacco alla libertà di parola, che è una componente di base per la vita dell'industria editoriale, e se Emilio Carelli dovesse andare in carcere per questo, io andrò insieme a lui".

mercoledì 23 giugno 2010

Gironi


Poi.

Dopo un ragazzino coi piedi d'oro, e i figli le donne e la coca e tutto il mondo che gira.
Dopo vedi Napoli e poi (quasi) muori, inferno e ritorno, e quello che non ti aspettavi.

Il rosario tra le mani, e l'orecchino di diamanti e l'abito da sposo, e: "Stiamo dimostrando anche a noi stessi che tutti voi vi sbagliavate se pensavate a qualcosa di diverso".

Ci sono storie che sembrano scritte, amici della capra che suona la vuvuzela. Chapeau.

Credits

Avrete notato che ci sono i mondiali di calcio in Sudafrica.
Sky ci procura un certo godimento, l'Italia assai meno - a parte l'inno con la mano sul cuore, naturalmente. La Francia è allo sbando, Inghilterra e Germania arrancano.
I politici italiani o si dichiarano tifosi della Padania, o vanno in tv a commentare le partite.
Gli stadi stanno in posti di terra rossa, baobab e scimmie, posti dai nomi improbabili, e fa un freddo becco, che là è inverno.

Diego Armando Maradona è un allenatore di calcio ed ex calciatore argentino, di ruolo centrocampista e attaccante. (Wikipedia)

lunedì 21 giugno 2010

Biancapolda e Settepoldini

"Quella grande notte d’autunno ondulata, ampia d’ombre, dilatata dai venti, celava nelle sue nere pieghe tasche luminose, sacchetti di cianfrusaglia colorata, di articoli variopinti, cioccolatini, biscotti, generi coloniali dai mille colori. Quelle baracche e bottegucce, fatte di scatole di caramelle, vistosamente tappezzate di reclamé di cioccolata, piene di saponette, di allegra paccottiglia, sciocchezzuole dorate, stagnole, trombette, wafer e mente colorate, erano stazioni di leggerezza, sonagli di spensieratezza, disseminati negli abissi dell’immensa notte tortuosa e battuta dai venti."
Bruno Schulz, Le botteghe color cannella


(Prima o poi ve la racconto, la storia della principessa Biancapolda e del principe Settepoldini. Lui, tanto per dirvi, era uno, ma più d'uno.
Sette, per la precisione: che dormivano nei loro sette lettini e...si vabbé, quella era un'altra storia, d'accordo.
La storia, per intenderci, sta a metà tra Bruno Schulz qui sopra, l'allestimento natalizio dello Schiaccianoci di Ciaikovskij al New York City Ballet, e Tutti dicono I love you di Woody Allen, quello dove ballano tutti tipo musical. Piuttosto kitch, come si intuisce.
Giuro che ve la racconto tutta per bene. Ma non adesso. Adesso, consideratela solo per quella che è. Una promessa.)

mercoledì 9 giugno 2010

Two drifters

Moon River, wider than a mile,
I'm crossing you in style some day

you dream maker, you heart breaker,
wherever you're going I'm going your way.

Two drifters off to see the world
There's such a lot of world to see
We're after the same rainbow's end
waiting 'round the bend,
my huckleberry friend,
Moon River and me.

Questa è Moon River, quella cantata da Audrey Hepburn alla finestra di un'adorabile building di mattoni rossi dalle parti del Village, a quel bambacione di George Peppard in Breakfast at Tiffany's.

What are you doing, chiede lei. Writing.
Lui scrive: "My friend. There was once a very lovely, very frightened girl. She lived alone except for a nameless cat."
E lì - lo capite da soli - c'è tutta la magia di Holly Golightly e di Audrey, del film e di Capote che ha scritto la storia.

Il film è del 1961, diretto da Blake Edwards, che solo quella scena iniziale dell'alba di Manhattan davanti a Tiffanys vale tutta una carriera, con quell'abito miracoloso di Givenchy che ha dentro tutte le Jackie Kennedy e le Marie Callàs e le sexandthecity e tutti, ma proprio tutti i little black dress della nostra vita e delle nostre mamme e delle nostre figlie.
Henry Mancini scrisse la musica, John Mercer il testo.
Two drifters, off to see the world. Due vagabondi, fuori a vedere il mondo, per dire l'amore.
My huckleberry friend.

Da Oscar, e infatti.

martedì 8 giugno 2010

Il sale

Ci sono momenti, cari amici della capra, che una ragazza - e anche una ex-ragazza - vorrebbe la neve in agosto che disegna il pizzo del velo e la veste da sposa come in Tata Matilda, e un'isola greca come in Mamma mia!, e tra gli ulivi innevati Colin Firth - ma noi della capra propendiamo decisamente per l'UCP - davanti all'altare, e l'asino che si soffia il naso e un prete da film che recita benedizioni in aramaico antico.

Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato?
A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.

(Questo è il Vangelo di Matteo, 5,13-15)

Poi ella torna a fare la pubblicità, ad occuparsi di smalti per unghie, della mostra di Hopper alla Fondazione Roma e della legge contro le intercettazioni - ma queste sono altre storie, e ve le racconto un'altra volta.

martedì 11 maggio 2010

Non la stessa, anno due

Pioggia e sole
cambiano
la faccia alle persone
Fanno il diavolo a quattro nel cuore e passano
e tornano
e non la smettono mai
Sempre e per sempre tu
ricordati
dovunque sei,
se mi cercherai
Sempre e per sempre
dalla stessa parte mi troverai
Ho visto gente andare, perdersi e tornare
e perdersi ancora
e tendere la mano a mani vuote
E con le stesse scarpe camminare
per diverse strade
o con diverse scarpe
su una strada sola
Tu non credere
se qualcuno ti dirà
che non sono più lo stesso ormai
Pioggia e sole abbaiano e mordono
ma lasciano,
lasciano il tempo che trovano
E il vero amore può
nascondersi,
confondersi
ma non può perdersi mai
Sempre e per sempre
dalla stessa parte mi troverai

La capra compie due anni.
Di corsa, piccoli lettori della capra, di corsa.

C'erano, e sono qui con me: la capa Ginevra e Caparezza e il Rude e M. e il Crotalo, e Cavoretto come Pontoise, e James Ivory sul red carpet di Roma, e la memoria di Giovanni Falcone (ancora, e non passa), e gli aeroporti e una camera con vista a Berlino, e le isole e la terrazza di Istambul, e Londra, e Spoon River e John Donne e Frosty the Snowman col cappone la mattina di Natale, e Genova, e Francis Bacon e Caravaggio e la memoria di Aldo Moro, e i diritti e le primarie e l'habeas corpus. C'erano la Ualix, e Giovanni e un giudice, e il rouge noir di Chanel e the pursuit of happiness, e una casa al mare e Elisa Claps e le poesie di Montale.
Il taxista turco, e Stoccolma, e la Gara vinta, e Eliot.
C'era la capra che (ancora, e sempre) suona il violino per me, da qualche parte nella mia testa: e c'ero io, che non sono credo più la stessa ormai, ma dalla stessa parte - quella della capra, che ve lo dico a fare, e dei piccoli miracoli che avvengono, eccome se avvengono, e dei trucchi di radianza, e della conta dei morti, e di Virginia, e di quelli che volano nel cielo di Parigi - lì io ci sono ancora. C'era Steve Jobs, che mi ha regalato il mio mantra.
C'era, e c'è, l'amato UCP. Questa canzone è per lui.

martedì 4 maggio 2010

Ciao Rude

E' maggio, e il Rude se ne va. Raggiunge l'amato Crotalo, che ve lo dico a fare.
Il campo armato è ora disseminato di persone tra loro zeppe di legami e memorie, senza riguardo per le parti, il che fa strano in effetti e costringe tutti noi a un conflitto di affetti complicato assai.

Del Rude voglio dirvi - per salutarlo, e per dirglielo, magari fra un po' - che ha fatto per me una cosa che in Italia, semplicemente, in questo paese, in queste aziende, non succede.

Un gesto piuttosto futurista, potremmo dire, dato che un giorno, una mattina di dicembre tipo, è stato il Rude a dirmi (testuali precise parole, che non è che cose così una poi se le dimentica): "Se hai un progetto in testa, scrivimelo in tre cartelle".

Casualmente, ce l'avevo, un progetto in testa.
Era lì, pronto prima che io lo sapessi, fatto e finito con dentro tutti i lunghi complicati anni in cui avevo ascoltato il Crotalo tenendo la bocca chiusa ma le orecchie e la testa aperte, e fatto infinite conversazioni in inglese con The Lady su temi astrusi, e imballato casse per Barcellona e affittato palazzi sul Bosforo, e imparato a contare.
Era lì.
Ho scritto tre cartelle esatte in word, credo tipo in venti minuti o giù di lì, e il resto è circa la mia vita di adesso.

Mi mancherai, Rude.

venerdì 16 aprile 2010

Piccoli favori

Ennesimo viaggio a Roma, o fa sempre troppo caldo o sono io che sono sempre troppo vestita.
Macchine, autisti, meeting, pasti saltati as usual.
Poi.
La stanza dell'albergo è al sesto piano, vista sui tetti di Roma e una minuscola terrazza privata tutta per me.
Ho una copia nuova di zecca di Vogue UK.
Mi accompagna Moby Dick, che mi sta dando in questi giorni lo stesso amorevole godimento da romanzo antico che mi aveva dato La lettera scarlatta.
Ho perso la carta d'identità, ma l'ho ritrovata subito.
Ho architettato un nuovo modello di lavoro con Clà di prima mattina a colazione.

Ho comprato un paio di clogs stupende nella mia unica mezz'ora libera, più belle ancora di quelle che erano in copertina del medesimo Vogue UK il mese scorso.
Ho pranzato nella primavera romana, tranquilla e sola al Red, il caffé dell'Auditorium, e passato una mezz'ora in santa pace alla libreria lì accanto.

Last, but not least: in un cassetto dell'espositore Chanel a Fiumicino c'era un barattolino di supercool Vernis Particuliere 505, lo smalto esaurito in tutto l'orbe terracqueo (quegli elegantoni dei francesi la chiamano rupture de stock).

mercoledì 7 aprile 2010

Aprile

April is the cruellest month, breeding
Lilacs out of the dead land, mixing
Memory and desire, stirring
Dull roots with spring rain.

Thomas Stearns Eliot, The Waste Land

Sentitelo in italiano, questo Eliot della Terra Desolata, nella bella traduzione di Roberto Sanesi:

Aprile è il mese più crudele, genera
Lillà da terra morta, confondendo
Memoria e desiderio, risvegliando
Le radici sopite con la pioggia di primavera.

E cita Eliot anche Francesco Guccini, nella sua Canzone dei dodici mesi:
Con giorni lunghi al sonno dedicati il dolce Aprile viene,
quali segreti scoprì in te il poeta che ti chiamò crudele
Ma nei tuoi giorni è bello addormentarsi dopo fatto l'amore,
come la terra dorme nella notte dopo un giorno di sole


La mia Pasqua, quella che allora dissi è la Pasqua più bella della mia vita e tale è rimasta, fu una Pasqua con A.
La campagna era un tappeto di fiori gialli fuori dal finestrino, la spiaggia del Capitolo lustra come nuova.
Il baracchino dei ricci era deserto a parte noi, il sole caldo e il vino bianco salmastro, fresco e aspro e tanto perfetto che ne ordinammo finchè fummo entrambi ubriachi.

Memoria e desiderio, proprio come dice Eliot.
L'amore di A. era una promessa che tutto sarebbe rimasto perfetto per sempre.


Invece, questa Pasqua, sono tornata dopo tanto (ma tanto) tempo nella casa al mare che mi ha visto piccola.
Il camion rosso e giallo che era di P., sta nella stessa stanza allo stesso posto e a ruote in aria come sempre, e adesso appartiene a Mati, che è suo figlio.
Le maschere da sub, i secchielli e le palette stanno nella vasca da bagno come allora, e il giardino è una giungla come al solito, che nessuno se ne cura.
I piatti, col bordo a intrecci rossi, sono gli stessi scelti da mia madre per il mare.
La vista sul golfo non è cambiata per niente, e Punta Chiappa in fondo rassicura circa l'esistenza dei limiti.


I bagni Enotrio non ci sono più, sono diventati una paninoteca e hanno un altro nome; la spiaggia è più brutta ma il paese sembra quello di allora, solo con più gente e molte più auto.

Io, invece, che sono stata una bambina troppo timida per avere amici persino al mare, sono diventata una specie di milanese che compra vestitini a Camogli e alla Santa.

Credits
Thomas Stearns Eliot è nato a Saint Louis nel 1888 e morto a Londra nel 1965, ha vinto il Nobel per la letteratura nel 1948. Oltre a The Waste Land, tradotta anche da Mario Praz per Einaudi, ha scritto Ash Wednesday e il dramma Murder in the Cathedral.

La Canzone dei dodici mesi è nell'album Radici, inciso a Milano nella primavera del 1972, quello che contiene anche Incontro, Il vecchio e il bambino, La locomotiva, Piccola città e la Canzone della bambina portoghese.
Se passate da quelle parti e siete signorinette bon chic, date un'occhiata a Julie, che vende deliziosi abitini e borse nei due negozi sui lungomare di Camogli e Santa Margherita Ligure.

sabato 3 aprile 2010

Cosa vuoi che ti dica

Bersani: “Non canto vittoria, non parlo di sconfitta”. Cosa vuoi che ti dica, dimmi un argomento a piacere.

Credits
In assoluto, il commento più strepitoso sulle appena passate elezioni.
Non perdetevelo, Spinoza.it.

venerdì 26 marzo 2010

Onorare gli onesti

"Ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile.
A ben vedere significa onorare gli onesti.”
Aristofane

Nelle ultime ore, erano stranamente tutti esattamente dove avrebbero dovuto essere.

Barack Obama era nella East Room alla Casa Bianca, a dire al mondo che l'America ha una nuova legge che fornirà sanità pubblica a 30 milioni di persone che ne erano sinora sprovviste. Ted Kennedy, che da 40 anni lottava per questa legge, non è riuscito a vederla compiuta, ma la sua famiglia, quello che resta della vecchia Camelot, era lì.



Tanto per dire, in Italia i giornalisti, i comici e gli artisti - quelli che ancora vogliono essere liberi, e non servi - a fare il diavolo a quattro dal PalaDozza di Bologna.

Guidati da Santoro vecchio leone, uno strepitoso Daniele Luzzatti, a guardia Gad Lerner, Giovanni Floris, Marco Travaglio, Riccardo Iacona, Sandro Ruotolo e persino una commossa Milena Gabanelli.


Infischiandosene, nel nome della Rai, della tv generalista ormai ingombra di cadaveri parlanti (di solito parlanti al telefono con Silvio).
Bravi quelli di RepubblicaTV, quelli di Current Sky, quelli delle tv locali, che li hanno ripresi e trasmessi in tutto il paese. E poi naturalmente è venuta giù la rete, e i blogger e facebook e twitter.

Anche noi della capra, che da un po' siamo politicamente sconsolati, abbiamo guardato e annuito. Voi, se ancora non avete visto, guardate qui.

Da ultimo, oggi all'alba Bersani era non con una escort o un trans, ma - pensate - davanti ai cancelli di Mirafiori. La capra ha annuito di nuovo, e vedremo.

Anche se - grazie a una totale mancanza di informazione di tipo legalizzato - nessuno ha idea di chicosaperchè votare, la capra a votare per le elezioni regionali ci va come sempre.

venerdì 19 marzo 2010

E non sentirli


Ligabue ha compiuto 50 anni, il 4 maggio esce il suo nuovo CD.
Voglio una copertina su Vanity Fair.

mercoledì 17 marzo 2010

The lovely bones

Due angeli per l'elenco dei morti della capra.

Angels/1 Alexander McQueen, stilista.

Era un genio, si è impiccato in casa, a Londra, verso la metà di febbraio.

Noi della capra preferiamo ricordarlo così, quando ancora credeva valesse la pena di difendere qualcosa o qualcuno.

E così, quando ancora pensava che valesse la pena disegnare i sogni.



Angels/2 Elisa Claps, ragazza.

Elisa Claps scomparve la mattina del 12 settembre 1993, e da allora è rimasta nell'ultimo luogo dove era stata vista.
Per tutti quegli anni il corpo di Elisa è stato murato nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità, nel centro di una città di provincia.
Nessuno l'ha trovata.
Crediamo che si sia sentita sola, che non vista sotto gli occhi di tutti non abbia mai smesso di chiamarci, che la sua famiglia non si sia stancata di parlarle.

Crediamo ancora che ciò che è giusto talvolta ancora possa accadere.

Credits
Alexander McQueen aveva 40 anni. Nato a Londra il 17 marzo 1969, aveva lavorato da Gieves&Hawkes in Savile Row, dai costumisti teatrali Angels&Bermans, a Milano da Romeo Gigli, da Givenchy dove aveva preso il posto di John Galliano. Aveva studiato alla St Martin's School of Arts. Dal 2001 faceva parte del Gucci Group.

The lovely bones di Alice Sebold è edito in italiano da e/o con il titolo Amabili resti.

giovedì 11 marzo 2010

Sorelle nella rete

La capra sarà pure 2.0, ma è antica nei suoi intimi sentimenti.
Come le Sorelle Nurzia.
Le sorelle producono dal 1835 il più fantastico torrone al rum ricoperto di cioccolato che voialtri piccoli lettori della capra possiate immaginare, e sapete dove stanno di casa?

A L'Aquila. Anzi: nella zona industriale tra L'Aquila e Onna. Come a dire un posto in prima fila sulle macerie e i fantasmi del terremoto di un anno fa.

Se, come la capra, credete ancora come piccoli Peter Pan alla magia della rete, leggete qui, perchè Mara Marinangeli, che è responsabile dei progetti speciali e del marketing di Sorelle Nurzia - e qui, lo capite da soli, il cuore della capra si intenerisce per ovvia e diversa sorellanza - ha scritto ai blogger.
I foodblogger hanno risposto con 99 blog per 99 colombe, e il prossimo 6 aprile ciascuno pubblicherà una ricetta per accompagnare la colomba, altra dolcezza prodotta dalle sorelle.

Perciò, contro tutte le solitudini, scrivete a Mara (mara.sorellenurzia@gmail.com) e ordinate le sue colombe, che è quasi Pasqua.
Io mi accingo a raccontare una storia di web, blog e colombe in agenzia, domani, e vai a sapere che anche i pubblicitari milanesi credano alle magie.

domenica 7 marzo 2010

Experienced

I'm an experienced single.
...
Two children.

Vedi a viaggiare. Il taxista turco berlinese, due parole un mondo. Questa giuro non la sapevo.

martedì 2 marzo 2010

Nel frattempo

Non vi ho ancora raccontato per bene di Berlino, che già vi scrivo dalla mia stanzetta romana, deportata un'altra volta. Il fatto è che c'è la Gara.

Ora, se le gare in generale sono tante, le Gare saran si e no due o tre, e c'è di che perderci la testa. E infatti.

Si dice "chiamare la gara", libera traduzione dell'inglese "to call a pitch", nell'accezione il cliente ha chiamato la gara. La Gara, se il Cliente ha un tesoretto che sta intorno ai 100 milioni di euro da amministrare in campagne pubblicitarie, affidando i medesimi alle cure amorevoli dell'agenzia - a quel punto a buon diritto Agenzia - che vincerà la medesima.

Quanto a noi: facciamo la gara, siamo in gara, è gara. Se del caso, maiuscola.

In genere in questi casi un ristretto manipolo di pubblicitari di varia natura e competenza (gli strategici, quelli del research, i creativi, per esempio) scompaiono di punto in bianco, e si rivedono in circolazione dopo un quindici giorni. Se vi azzardate a domandare, dove sei stato? Vi sentirete invariabilmente rispondere, eh, abbiam fatto la Gara. Ah, ecco.

Dunque appena tornata a casa, e proprio mentre finalmente meditavo di darmi al beltempo, come dice mia madre, e passare la serata sbevazzando birra con la Ualix dalle parti di via Marghera, e godendomi il meritato, sudato e diciamocelo un-sacco-trendy successo di Berlino - proprio lì sull'attimo, ha chiamato la Capa Ginevra.

La Capa Ginevra, che oramai qualsiasi casino succeda ci si guarda e ci si dice: chiamiamo la Capa, sentiamo la Capa, adesso chiamo la Capa, o anche adesso scrivo alla Capa (questo però viene considerato proprio l'extrema ratio, in situazioni di speciale e reiterata gravità).
Una specie di cura prano.

Di conseguenza, se la Capa chiama te, è matematico che ci siano casini da smazzare in giro.

Ha detto: non hai da fare vero? E prima che io finissi una risatina idiota (ma in che senso capa? io ho sempre da fare) ha proseguito: dovresti venire qui, anche solo due o tre ore, ma magari anche stasera se non hai da fare.
Sono andata , e prima di tutto addio Ualix.

Ci ho trovato gente che di solito sta a Roma, ah, Giggé, ma che bello vederti, e quando sei arrivato. Dieci giorni fa. Ah, ecco.

Siamo usciti di lì la mattina dopo alle 8 e mezza (Ovviamente il taxista era gioviale, bello fresco e gli andava di fare conversazione, che ve lo dico a fare.)

In questo caso, si dice abbiamo fatto notte per la Gara, il che per qualche giorno ti assicura l'ammirazione, e una certa dose di franca commiserazione, da parte di tutta l'agenzia.

La gara ha prodotto una quintalata di slides, traduzioni dall'inglese in italiano e viceversa, grafici, inceppamenti nelle stampanti ormai esauste, perdita di slides e subitaneo ritrovamento delle stesse, chiavette USB contenenti 12 versioni diverse della stessa roba, un certo consumo di biscotti ripieni e caffé, tre sacchi di spazzatura. E tre buste, recapitate al Cliente entro le quattro.

Insomma, a quel punto uno serenamente pensa: okey, io per la Gara ho dato eh. Ho fatto notte, io.

Dopotutto si sta avvicinando a grandi passi il venerdì sera, e il meritato weekend con l'amato UCP appare come un bigné bello lustro nella vetrina di una pasticceria d'alto bordo.

Pare brutto non passare a lustrarsi le penne dalla Capa prima di andare leggiadri, hai visto Capa ho fatto Berlino e anche notte, sei contenta eh.

Potrei doverti chiamare domani tesoro, ha detto. Ah, capa, che bello. Ti sento sempre volentieri, lo sai. In che senso?

La sintesi è che a Roma stanno facendo il brainstorming. Per il video.
Ora, non fate finta di non capire che durante la presentazione della Gara sarebbe carino avere un video con le nostre persone che fanno qualcosa.
Da cui il brainstorming, che se poi non ne esce niente di decente è solo perchè il tempo è poco, non si possono fare i miracoli eh.

Avete chiamato un videomaker, sai quel signore con la telecamera che gira il video quando si fa un video? ha chiesto l'avveduta Capa.
In effetti non ci avevamo pensato, hanno detto quelli del brainstorming, ma adesso lo cerchiamo.
Non è il caso che trattenga il respiro intanto, deve aver pensato la Capa.

Ha chiamato di sabato, all'una e trentacinque circa, che fa Capossela, ma di giorno: nel bel mezzo del pranzo con l'UCP.
Che ha commentato stizzosetto, dato che l'agenzia - puranco se presto Agenzia - deve fargli lo stesso effetto di una specie di parente sempre nei guai e bisognoso di badante.
Non ti ha nemmeno chiesto se disturbava, ha detto facendo un po' l'offeso.

Ed eccoci alla stanzetta romana vista autostrada.
Perchè non era solo che ci voleva il videomaker, ma anche qualcuno che dirigesse tutta la questione, quindi la Capa ha detto vorrei che ci andassi anche tu.

Il video è stato finito poco fa, con il regista e i cameramen e una specie di storyboard e gli attori che sono stati bravi.
La Gara è domani alle 12. Mi manca solo di accennarvi che alla guida dell'agenzia che corre contro di noi c'è proprio lui, l'amato Crotalo. Carramba.

Nel frattempo il Governo della Repubblica ha approvato il decreto Romani, rendendo legale il product placement e (praticamente) illegale youtube.
Nel frattempo è nato il nuovo sito di Vogue Italia, che è veramente bello.
Nel frattempo quelli del PdL si sono dimenticati di consegnare le liste elettorali per le prossime Regionali entro il termine, perchè l'incaricato, tale signor Milioni, era andato a mangiar qualcosa. E' scoppiato un casino, ma la Polverini e Silvio si dichiarano "ottimisti".
Nel frattempo a Uomini e Donne la tronista Monica ha fatto la sua scelta, e quel burino di Emiliano (il prescelto) non si è nemmeno degnato di andare in puntata a dirle di no.

sabato 20 febbraio 2010

Berlin



Berlino è un'emozione grande, che non so da dove cominciare a raccontarvela, perciò magari facciamo un'altra volta.

Ho volato sopra una Germania ghiacciata e piena di neve, triangolando via Amsterdam come ai vecchi tempi.

Una città sconosciuta da camminare e strade eleganti di gallerie d'arte tanto cool che non ci si crede, una Fifth Avenue, la sopraelevata che attraversa la Spree, e la fantastica skyline di Potsdamer Platz, e stazioni della metro piastrellate come ai primi dell'altro secolo, e palazzi dalle facciate severe davanti ai quali si immaginano kristallnacht.
Una mattinata freddissima di sole davanti alla Brandenburger Tor, il red carpet della Berlinale.

Cena al Grill Royal per sapere che a volte, solo a volte, è possibile incontrare persone davvero fuori dal comune.

Ho trovato una casa lontano da casa, che si chiama Casa Camper.

Porto nel cuore una living room quieta sui magnifici tetti di questo secolo, le guglie protestanti, le sinagoghe e i minareti e le cupole tonde.

Domani è casa, via Parigi.

martedì 16 febbraio 2010

Tipi taciturni

C'è di nuovo Sanremo. L'anno scorso di questi tempi stavamo liberandoci di Uolter, quest'anno è Bersani che a mio modesto parere non ne può già più né di Silvio né del PD.

A Firenze un giudice che Il Giornale definisce "non alto, coi ricci scompigliati, taciturno", del quale non c'è la faccia né su Google né su Facebook, ma nel mio cuore invece sì che c'è - a Firenze questo giudice scrive, una solita storia di ordinaria corruzione e di puttane.

Quanto a me, sto per fare di nuovo la valigia, tra poco scriverò dalla mia cameretta berlinese. Meno sei gradi Celsius da quelle parti, e mi sento che non ho niente da mettermi, quindi farò shopping in loco come ai vecchi tempi, che Berlino è pure di modissima.

Che ve lo dico a fare, mi manca tanto l'UCP.

sabato 6 febbraio 2010

Habeas corpus

No free man shall be taken, imprisoned ... or in any way destroyed, except by the lawful judgement of his Equals, and by the Law of the Land.
Magna Charta Libertatum, 1215

The Habeas Corpus secures every man here, alien or citizen, against everything which is not law, whatever shape it may assume.
Thomas Jefferson, 1798


Il diritto di habeas corpus è tra tutti da sempre il mio preferito.

E' antico come le enclosures, cioè a dire l'atto con il quale i baroni del re, lassù in Inghilterra, passato l'anno 1200 d.C. presero a recintare i pascoli che fino ad allora erano stati liberi e ne rivendicarono la proprietà.
Dovevano essere un bel po' inariati, i baroni, perchè nel 1215 costrinsero il re, John the Lackland, che altri non era che il nostro Giovanni Senza Terra, quello di Robin Hood, a emanare - con tutta probabilità senza minimamente averne idea - il documento fondamentale e più civile del diritto moderno, la Magna Charta.
Dentro la Magna Charta sta la prima definizione espressa - e perfetta - dell'habeas corpus.

Sia portato davanti a un giudice colui che si vuole condannare.
E' il principio di legalità, che irrompe nella storia, e che storia - e la cambia per sempre.

E' lo scudo che protegge contro qualsiasi cosa che non sia legge - dirà Thomas Jefferson quasi sei secoli dopo in un altro strano paese, che sancisce con la sua Dichiarazione di Indipendenza, 4 luglio 1776, anche il diritto alla felicità.

When in the Course of human events it becomes necessary for one people to dissolve the political bands which have connected them with another and to assume among the powers of the earth, the separate and equal station to which the Laws of Nature and of Nature's God entitle them, a decent respect to the opinions of mankind requires that they should declare the causes which impel them to the separation.

We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness.

martedì 2 febbraio 2010

Nemici

Ualix

a Valeria

La Ualix ha aperto un blog.
Ciò mi riempie di gioia, perchè forse un po' in questo la capra c'entra, e perchè la Ualix di cose da dire ne ha, eccome.
Anche se il blog è embrionale per ora, e lei non è proprio sicura di saperle, tutte le cose che sa.

Tipo che per esempio la Ualix è in grado di tirarvi fuori in uno zic il meglio da un cestone di golfini in un outlet, o quello caduto dietro un comò nell'ultimo negozio vintage: mentre voi vi guardate intorno costernati, lei avrà in mano un piccolo gioiello in cachemire, di un'esatta tonalità trendy che non si trova, e che per di più a voi ammazzerebbe l'incarnato mentre a lei sta d'incanto.

Lo stesso vale per ebay, da cui estrae con maestria meraviglie, mentre voi vi esaurite a guardare paccottiglia per tre ore: in realtà, anche se vedeste le stesse cose, non sapreste riconoscerle, perchè il fatto è che la Ualix ha l'xfactor del fashion, mentre voi, inesorabilmente, no.
Così non vi resta che sottrarle gli acquisti, come faccio io (perchè la Ualix ha anche il cuore più d'oro del mondo), o sperare che vi inviti a fare shopping con lei (ma se non siete sue amichette lo escludo, non è mica un tipino che esce con chiunque, tzé), o lurkare la sua vetrina su ebay.

Che poi, la Ualix è filosofa.
Capace che con aria da niente ti fa una lezione di vita e di economia in una frase. Ai tempi in cui dividevamo una stanzetta dalle parti di Corso Vercelli, un bel giorno se ne uscì con la seguente: "Perchè qui le persone si dividono in billable, e non-billable". Intendendo che guadagnano tanto, nelle aziende, solo quelli che hanno ruoli per i quali i clienti pagano, e il cui lavoro le aziende medesime di fatto rifatturano ai clienti stessi.

Son sintesi geniali, lo capite da soli, sulle quali una riflette per bene, decide che vuole essere billable anche lei, e poi ci costruisce una carriera.

La Ualix ha collezioni di pensieri, di cartamodelli di Dior, di bottoni vintage, di mercatini da visitare, di stoffe e abiti da tagliare e cucire.

E un'anima rock inside.

lunedì 1 febbraio 2010

La casa dei doganieri

Mi è tornata in mente questa, che è stata a lungo una delle mie poesie preferite, in quegli anni un cui ero tormentata e semplice e giovane da far paura.
Non avevo allora alcuna idea né di rialzi a strapiombo né di libecci né di frangenti che ripullulano, ma non vi sfugga che mi era già assai chiaro il non sapere chi va e chi resta.
La lascio qui, dovessi mai aver voglia di scrivere le mie memorie (non prendetevi spavento, sento che il momento non è vicino).

Ah, vi lascio anche il quadro.


Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t'attende dalla sera
in cui v'entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.

Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all'avventura
e il calcolo dei dadi più non torna.

Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s'addipana.

Ne tengo ancora un capo; ma s'allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
né qui respiri nell'oscurità.
Oh l'orizzonte in fuga, dove s'accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (Ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende...)
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.
Credits
La casa dei doganieri di Eugenio Montale fu pubblicata per la prima volta da Vallecchi a Firenze nel 1932, nella raccolta "La casa dei doganieri e altri versi", e definitivamente da Einaudi a Torino nel 1939 nella raccolta "Le occasioni".

Maison du douanier à Varengeville è un olio su tela 61x81.9cm dipinto da Claude Monet nel 1882, donato da Julia B. Engel (santa donna, chiunque ella sia) nel 1984 al Met, NYC.

giovedì 28 gennaio 2010

Be stupid (heaven is a playground)

Qualche volta - ma è ormai raro - i pubblicitari ce la fanno.











Ce l'hanno fatta quelli di Anomaly, agenzia creativa con sedi a NYC e Londra. Che siano supercool lo si traduce dagli indirizzi, Broadway in Manhattan e Southwark, angoli di pianeta riservati a creativi di rango.

Glie l'hanno fatta fare, invece, quelli della Diesel di Renzo Rosso, con questa campagna che è bella, divertente, smart e stupida per davvero.
E' talmente semplice e stupida che è pure educativa, poichè il payoff intende spingere le persone a prendersi dei rischi e ad abbandonare un treno di vita di figaggine un po' finta in cui tutti siamo un po' avvoltolati.

Like balloons, we are filled with hopes and dreams. But. Over time a single sentence creeps into our lives. Don’t be stupid. It’s the crusher of possibility. It’s the worlds greatest deflator. The world is full of smart people. Doing all kind of smart things… Thats smart.

Well, we’re with stupid. Stupid is the relentless pursuit of a regret free life. Smart may have the brains…
but stupid has the balls. The smart might recognize things for how they are. The stupid see things for how they could be. Smart critiques. Stupid creates. The fact is if we didnt have stupid thoughts wed have no interesting thoughts at all. Smart may have the plans… but stupid has the stories.

Smart may have the authority but stupid has one hell of a hangover. Its not smart to take risks… Its stupid.
To be stupid is to be brave. The stupid isnt afraid to fail. The stupid know there are worse things than failure… like not even trying.

Smart had one good idea, and that idea was stupid. You can’t outsmart stupid. So don’t even try. Remember only stupid can be truly brilliant.

So, BE STUPID


A recruit.diesel.com stanno cercando cose stupide, mentre se vi sentite molto londinesi o newyorkesi e supercool, potete provare a talents@anomaly.com.
Conservatevi sempre folli, affamati, e stupidi, amici della capra.

mercoledì 20 gennaio 2010

Il fuoco dentro le parole

Mi sono steso su mille lenzuola
Cercando il fuoco dentro una parola
E le mie mani hanno applaudito il mondo
Perchè il mondo è il posto dove ho visto te.
Dove ho visto te, Lorenzo Jovanotti Safari 2008


E' iniziato l'anno.

Il momento migliore di San Silvestro sono stati i vicoli di Genova, e le luci della città, e il mare e la Lanterna e il silenzio nella notte da una finestra in collina.



Le parole dell'amato Crotalo la vigilia di Natale sono state un balsamo, per ciò che è stato e per qualsiasi cosa verrà.

E poi di nuovo di corsa, aerei e hotel e gli eventi e le gare e i brainstorming e i report e la capa Ginevra e Caparezza -business as usual.

Roma - e finalmente i Bacon e il fuoco dei Caravaggio alla Galleria Borghese tutti per me, e la sera romana tiepida di via Veneto.

Rumiz - non fate quell'aria innocente, ve lo domandavate anche voi - se ne è andato a passar le feste in uno dei suoi soliti posticini ameni, a Erto.
Proprio lì, il paese sotto la diga del Vajont che fu spazzato via dal crollo della medesima il 9 ottobre 1963, ha incontrato Mauro Corona in una specie di antro in cui vive e lavora.

Di nuovo c'è che Facebook e Twitter non sono più moderni, e che Second Life è morto.

Di vecchio c'è che ieri sera Vespa parlava di maghi e oroscopi, e Bersani a Ballarò parlava delle primarie del PD - che è circa lo stesso. Bondi ha dimostrato una rara capacità di prendere per puro sfinimento i propri interlocutori, il suo argomentare fa lo stesso effetto delle poesie che Vanity Fair si ostina impietosamente a pubblicare: e questo naturalmente spiega come mai Silvio lo abbia scelto come portavoce.

Di nuovo, e di vecchio, c'è un piccolo libro che vi lascio come una croce, quale viatico per questo anno iniziato, che è La strada di Cormac Mc Carthy.
Abbiatene paura, perchè avrà il potere di irritarvi, e di svegliarvi la notte, e di farvi sentire come morti viventi, e infine di cambiarvi per sempre.

giovedì 7 gennaio 2010

Se ci fosse luce

Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo.

Credits
La lettera cui appartiene questo brevissimo estratto, priva di firma, ma certamente scritta da Aldo Moro nella prigione di Via Gradoli durante il sequestro, venne recapitata alla moglie Eleonora il 5 maggio 1978.
Aldo Moro fu ucciso dalle Brigate Rosse quattro giorni dopo, il 9 maggio.
La Renault 5 rossa con a bordo il cadavere che fu parcheggiata di prima mattina in via Caetani appartiene alla storia - e alla pietà - di tutti noi.