martedì 11 maggio 2010

Non la stessa, anno due

Pioggia e sole
cambiano
la faccia alle persone
Fanno il diavolo a quattro nel cuore e passano
e tornano
e non la smettono mai
Sempre e per sempre tu
ricordati
dovunque sei,
se mi cercherai
Sempre e per sempre
dalla stessa parte mi troverai
Ho visto gente andare, perdersi e tornare
e perdersi ancora
e tendere la mano a mani vuote
E con le stesse scarpe camminare
per diverse strade
o con diverse scarpe
su una strada sola
Tu non credere
se qualcuno ti dirà
che non sono più lo stesso ormai
Pioggia e sole abbaiano e mordono
ma lasciano,
lasciano il tempo che trovano
E il vero amore può
nascondersi,
confondersi
ma non può perdersi mai
Sempre e per sempre
dalla stessa parte mi troverai

La capra compie due anni.
Di corsa, piccoli lettori della capra, di corsa.

C'erano, e sono qui con me: la capa Ginevra e Caparezza e il Rude e M. e il Crotalo, e Cavoretto come Pontoise, e James Ivory sul red carpet di Roma, e la memoria di Giovanni Falcone (ancora, e non passa), e gli aeroporti e una camera con vista a Berlino, e le isole e la terrazza di Istambul, e Londra, e Spoon River e John Donne e Frosty the Snowman col cappone la mattina di Natale, e Genova, e Francis Bacon e Caravaggio e la memoria di Aldo Moro, e i diritti e le primarie e l'habeas corpus. C'erano la Ualix, e Giovanni e un giudice, e il rouge noir di Chanel e the pursuit of happiness, e una casa al mare e Elisa Claps e le poesie di Montale.
Il taxista turco, e Stoccolma, e la Gara vinta, e Eliot.
C'era la capra che (ancora, e sempre) suona il violino per me, da qualche parte nella mia testa: e c'ero io, che non sono credo più la stessa ormai, ma dalla stessa parte - quella della capra, che ve lo dico a fare, e dei piccoli miracoli che avvengono, eccome se avvengono, e dei trucchi di radianza, e della conta dei morti, e di Virginia, e di quelli che volano nel cielo di Parigi - lì io ci sono ancora. C'era Steve Jobs, che mi ha regalato il mio mantra.
C'era, e c'è, l'amato UCP. Questa canzone è per lui.

martedì 4 maggio 2010

Ciao Rude

E' maggio, e il Rude se ne va. Raggiunge l'amato Crotalo, che ve lo dico a fare.
Il campo armato è ora disseminato di persone tra loro zeppe di legami e memorie, senza riguardo per le parti, il che fa strano in effetti e costringe tutti noi a un conflitto di affetti complicato assai.

Del Rude voglio dirvi - per salutarlo, e per dirglielo, magari fra un po' - che ha fatto per me una cosa che in Italia, semplicemente, in questo paese, in queste aziende, non succede.

Un gesto piuttosto futurista, potremmo dire, dato che un giorno, una mattina di dicembre tipo, è stato il Rude a dirmi (testuali precise parole, che non è che cose così una poi se le dimentica): "Se hai un progetto in testa, scrivimelo in tre cartelle".

Casualmente, ce l'avevo, un progetto in testa.
Era lì, pronto prima che io lo sapessi, fatto e finito con dentro tutti i lunghi complicati anni in cui avevo ascoltato il Crotalo tenendo la bocca chiusa ma le orecchie e la testa aperte, e fatto infinite conversazioni in inglese con The Lady su temi astrusi, e imballato casse per Barcellona e affittato palazzi sul Bosforo, e imparato a contare.
Era lì.
Ho scritto tre cartelle esatte in word, credo tipo in venti minuti o giù di lì, e il resto è circa la mia vita di adesso.

Mi mancherai, Rude.