sabato 24 gennaio 2009

Nomi e cognomi

Renzo Tondo, carnico, il politico che ha sconfitto Riccardo Illy, non ha mai fatto mancare l'appoggio agli Englaro (anzi, era andato da solo a trovare Eluana nella clinica e s'era chiamato fuori dalle prese di posizione del governo romano) e sa benissimo che c'è un profondo rispetto umano per questa vicenda. "Il papà di Eluana - continua perciò Franca Alessio - è più orientato verso questa struttura e le trattative, anche se sono cominciate mercoledì, sono più avanti. C'era già un protocollo operativo, ci sono ragioni affettive sulle quali non entro. Però un fatto è certo, il ventaglio di possibilità oggi si è ampliato e dobbiamo solo ringraziare".
La clinica di Udine, che ha riaperto la porta, è autonoma del tutto: si paga la sopravvivenza con le rette dei 450 ricoverati, tra i quali molti lungodegenti, qualche ultracentenario e non pochi non autosufficienti. Cinque consiglieri e il presidente sono nominati dal Comune, uno dalle casse di risparmio. E il consiglio d'amministrazione, che resta in carica sino al 2010, a maggioranza si è espresso per il sì all'arrivo di Eluana. Un sì chiesto anche dal sindaco Furio Honsell a Ines Domenicali: è lei la presidente del cda, dopo aver lavorato per venticinque anni all'Istituto di storia della Resistenza e aver scritto il libro sulla partigiana friulana Virginia Tonelli. Particolare da non sottovalutare, a Udine c'è Amato De Monte, e cioè il primario di Rianimazione che è andato dal neurologo e palliativista di Monaco di Baviera, Gianfranco Borasio, consulente della Chiesa cattolica tedesca, per confrontarsi sulla via più adatta ad accompagnare un paziente in stato vegetativo alla morte. De Monte ha sempre detto: "Ero e resto disponibile". Nello studio dell'avvocato Giuseppe Campeis si stilerà un nuovo protocollo, simile al primo, poi ci sarà l'ultimo ricovero di Eluana. Frattanto, la sentenza del Tar della Lombardia, data per probabile ieri, non è stata depositata: non si sa ancora se i magistrati della Terza Sezione sanzioneranno la Regione Lombardia, presieduta da Roberto Formigoni, per non aver rispettato la sentenza della corte d'appello milanese. Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte, che insieme al collega dell'Emilia Vasco Errani ha dato ampia disponibilità agli Englaro per il ricovero di Eluana, sinora non ha ricevuto richieste formali. E, in ogni caso, fa sapere che rispetterà la privacy il più possibile.
(Piero Colaprico su Repubblica di oggi)


Poi, con una donna già andata via e con un padre che bussa, dopo il Papa e i cardinali e il Governo di questa Repubblica, dopo quelli che calpestano la legge e i diritti e le sentenze di questo Stato, e dopo tutti quelli che pensano e non dicono, dopo quelli che pregano o si indignano sui blog o entrambe le cose, restano loro. Nomi e cognomi, dalla stessa parte.

martedì 20 gennaio 2009

Wyeth


E' morto Andrew Wyeth.
No, stavolta niente elenco dei suicidi: aveva 91 anni, ed è morto nel suo letto.
Io lo adoro, ma pensavo fosse morto circa dai tempi della corsa all'oro in Klondike, beata ignoranza.
E' anzi assai probabile che mi sia stupita di non trovarlo nella sezione dell'Ottocento americano al Met, insieme a chessò Mary Cassatt, a Whistler o a Sargent.
Questa qui sopra, con l'aria che sostiene netta il velo di tenda, sembra proprio la finestra di Amherst, Mass.
Invece no, era contemporaneo di Georgia o'Keeffe e di Diego Rivera, di Frida Kahlo e di Hopper, solo che loro sono morti tutti da trent'anni almeno, per non dire cinquanta.

Ha scritto Henry James, newyorkese che di americans ci capiva:
if I were to live (e non fate finta di non notare l'eleganza ottocentesca della costruzione ipotetica inglese, ndr) my life over again, I would be an American. I would steep myself in America, I would know no other land.
Oggi è il giorno di Obama, in amore con il suo Paese.
Ah, l'America.

venerdì 16 gennaio 2009

Ferro, ghiaccio, cemento, fuoco

E' stata una settimana dura come il ferro.
La verità è che mi manca il Crotalo, ora ufficialmente in gardening leave.

A Battery Park, Manhattan, NYC, hanno parcheggiato l'aereo caduto nell'Hudson. La colpa, come spesso accade, è di un branco di oche.
Lo diceva sempre mia madre, a me e alle mie tre amichette dei 14-15-16 anni: sembrate sempre un branco di oche, intendendo che avevamo una certa tendenza a far danni, e infatti.
(Fa freddissimo, a New York: -15°, e io vorrei tanto essere lì).

Vi domandaste dov'è Rumiz (eddai, sono mesi che non vi tormento), a Capodanno era sulle Alpi a visitare tutte le stazioni sciistiche devastate dal cemento e mai decollate, ora abbandonate e fatiscenti, tra il Piemonte, la Lombardia, il Veneto e il Trentino. Chissà il cenone.


Vi domandaste infine dov'è la capra, è in cortile che gioca a mondo con il Piccolo Principe, la Volpe, la Rosa, il Porcospino di Schopenhauer, Mina e Cocciante. Ah, e l'uovo di Alien.

lunedì 12 gennaio 2009

La ricetta del pane

Ci sono momenti, nella vita, nei quali decisamente l'unica cosa sensata che una donna può fare è scrivere la ricetta del pane.

Sbriciolate il lievito in una ciotola e bagnatelo con acqua tiepida.
La temperatura dell'acqua è molto importante, ed è perfetta a 37 gradi, la stessa temperatura delle dita.
Unite il sale, e un po' di farina alla volta.
Lavorate la pasta con le mani: all'inizio sarà appiccicosa e rimarrà incollata alle dita, ma a poco a poco diventerà morbida ed elastica.
Copritela, e lasciatela riposare al riparo dalle correnti d'aria.
Non mettetela mai vicino a una fonte di calore, ci vuole il suo tempo.
Impastatela di nuovo, mettetela su una teglia coperta da un telo, e lasciatela lievitare ancora, poi mettetela nel forno freddo.
Lasciate cuocere a 220° per 15 o 20 minuti fino a quando il pane sarà dorato, poi abbassate la temperatura e lasciate cuocere ancora per quindici o venti minuti.
Tagliate il pane a fette regolari con un coltello seghettato, o spezzatelo con le mani, senza dimenticare le rose.

Questo post è per le cose che vanno e per quelle che vengono, e per te.

domenica 11 gennaio 2009

E se vai

E se vai all'Hotel Supramonte e guardi il cielo
tu vedrai una donna in fiamme e un uomo solo
e una lettera vera di notte falsa di giorno
poi scuse accuse e scuse senza ritorno
e ora viaggi vivi ridi o sei perduta
col tuo ordine discreto dentro il cuore
ma dove dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore.


C'era quella faccenda dell'Hotel Supramonte: cioè, uno viene rapito in Gallura, torna e guarda in basso in una foto in bianco e nero che diventa un'icona, e poi scrive una canzone meravigliosa.
Dieci anni fa esatti è morto Fabrizio De André. Non l'avevo mai amato, semplicemente perchè non capivo niente nè di lui, nè della sua musica. Mi sembrava, da ragazzina, brutto, per dire - ed era bellissimo. Piaceva a mio fratello, e quindi mi sembrava noioso. Non avevo assolutamente idea del motivo per cui dovessero sembrarmi così interessanti le sue storie di puttane e amori tristi.
Però c'era, nelle interviste in tv, una giovane donna esile e bionda, capelli biondi e occhi biondi e voce bionda, che lo guardava come se un mago avesse bussato alla sua porta. Però fumava in modo irresistibilmente sexy, e sembrava che avesse in effetti visto tutto. E però la voce bruciava le parole.

lunedì 5 gennaio 2009

I prefer


Per la categoria i pensierini per l'anno nuovo, vi passo direttamente a Wislawa Szymborska, per la quale devo un credito a quel gioiellino che è manginobrioches. Ve la posto in italiano, poichè l'originale in polacco mi sembra una inutile crudeltà per un inizio d'anno soave.

Preferisco il cinema.
Preferisco i gatti.
Preferisco le querce sul fiume Warta.
Preferisco Dickens a Dostoevskij.
Preferisco me che vuol bene alla gente, a me che ama l'umanità.
Preferisco avere sottomano ago e filo.
Preferisco il colore verde.
Preferisco non affermare che l'intelletto ha la colpa di tutto.
Preferisco le eccezioni.
Preferisco uscire prima.
Preferisco parlar d'altro coi medici.
Preferisco le vecchie illustrazioni a tratteggio.
Preferisco il ridicolo di scrivere poesie, al ridicolo di non scriverne.
Preferisco in amore gli anniversari non tondi, da festeggiare ogni giorno.
Preferisco i moralisti che non promettono nulla.
Preferisco una bontà avveduta a una credulona.
Preferisco la terra in borghese.
Preferisco i paesi conquistati a quelli conquistatori.
Preferisco avere delle riserve.
Preferisco l'inferno del caos all'inferno dell'ordine.
Preferisco le favole dei Grimm alle prime pagine.
Preferisco foglie senza fiori che fiori senza foglie.
Preferisco i cani con la coda non tagliata.
Preferisco gli occhi chiari perché li ho scuri.
Preferisco i cassetti.
Preferisco molte cose che qui non ho menzionato
a molte pure qui non menzionate.
Preferisco gli zeri alla rinfusa che non allineati in una cifra.
Preferisco il tempo degli insetti a quello siderale.
Preferisco toccar ferro.
Preferisco non chiedere per quanto ancora e quando.
Preferisco considerare persino la possibilità
che l'essere abbia una sua ragione.


Quanto a me, nel 2009 preferisco continuare a avere lo sguardo di una che non ha addosso il cartellino del prezzo, qualunque prezzo questo abbia.

Buon anno, piccoli lettori della capra.

Credits
Wislawa Szymborska è nata nel 1923 in Polonia, ha avuto il Nobel per la letteratura nel 1996 ed è tradotta in italiano (dal polacco) da Pietro Marchesani, per il meritevole Scheiwiller prima (del Nobel) e per Adelphi dopo il Nobel, e d'altra parte chi non morirebbe per una di quelle copertine chessò azzurro polvere o verde argenteo scelte da Roberto Calasso?
(Il quale Calasso, by the way, si è appena pubblicato uno straordinario saggio dal titolo La folie Baudelaire, di imbarazzante cultura).

Le Three Candles sono state dipinte tra il 38 e il 40 dell'altro secolo da Chagall, e qualcuno - beato lui - se le guarda ogni sera prima di addormentarsi.