domenica 28 ottobre 2012

Dove si sta, davvero

Gli esami non finiscono mai.

Respira. Trattieni il respiro.
Girati. Ora da questa parte. Di qui.
Aspetta, ora l'ago. Siediti.
Stenditi. Ora ti metto i sensori.

Non fa male, no.
Ferma. Sei bravissima.
Ora ti farà male.

C'è un esatto preciso istante in cui capisci che l'unica cosa possibile è non essere lì.

Quindi hai qualche frazione di secondo mentre il corpo si strappa per correre in un altrove che sia il miglior posto in cui sei stato da che hai memoria.

E' così che, di recente, io sto spesso davanti a una culla dall'altra parte di un vetro, verso le sette di un mattino di marzo, e in una piazza di Milano in un pomeriggio di gennaio, durante una sommossa.

lunedì 20 agosto 2012

Ancora estate


Doppiato Ferragosto, ci sono i suoi bravi 40 gradi.
Rumiz ha navigato tutto il Po (in generale, sembrerebbe, in mezzo a rifiuti e fango), Biagio Antonacci canta la Puglia (col patrocinio della Regione), e l'amore.
Buona fine dell'estate, amici della capra.

Credit
Non vivo più senza te è tratta dal cd Sapessi dire di no, 2012

Prandelli

Prandelli: Bisogna saper aspettare.

Io: Anche quando la persona che aspetti non arriva mai, si perde, fa sciocchezze?

Prandelli: Ho capito dove vuole arrivare e la risposta è sì.

Io: Vale anche nella vita? Si ha l’obbligo di aspettare, non so, un figlio che va fuori di testa, una donna che ti tormenta l’esistenza?

Sì.

Senza se e senza ma?

Sì.

Ecco. Fare questo mestiere serve anche perchè ti dà più occasioni di ogni altro per imparare. Vedi il mondo, conosci le persone, ti dicono cose che possono servirti. Io sono di quelli che non hanno mai saputo aspettare. Ho sempre avuto un treno o un aereo per lasciare la città. Alla fine, quel che ho capito è che non ho saputo aspettare me stesso. E’ andata così. Ma ora sono seduto. Aspetto.

Credit
Grazie a Gabriele Romagnoli, qui.

martedì 24 luglio 2012

Lisbona

La prima volta che ho visto Lisbona stavo per fare una grandissima cazzata. Della cazzata medesima faceva parte anche l'esserci, a Lisbona, e molto di quello che ne seguì quell'anno.
Somigliava molto al bere un qualche tipo di amaro calice: sapevo che ne avrei visto il fondo abbastanza velocemente, se fossi stata fortunata, ed ero piuttosto decisa - come quasi sempre, nel bene e nel male - ad accelerare le cose.
Era maggio, e a maggio a Lisbona fiorisce la jacaranda. Nuvole viola molto, molto belle.
L'albergo si affacciava dal castello sui tetti della città e sul mare, e in altre circostanze sarebbe stato un rifugio romantico, l'Alfama lì sotto sfoggiava la sera le sue luttuose cantanti di fado.

Ci sono posti che sono casa da subito, che scendi dall'aereo e i passi ti vanno in automatico.
Dopo un minuto o due hai un posto nel quale ti senti a casa, un baretto preferito per farci colazione leggendo il giornale - non mi ricorderò mai come si chiamasse, ma c'è stata una vita nella quale la mattina leggevo Repubblica, guardavo la Madeleine al sole lì di fronte oltre i vetri e sorseggiavo molto lentamente un café au lait.
Da grande, io sono a casa a Londra. E a New York. Che ve lo dico a fare, lì mi vengono subito delle abitudini.
A Londra per esempio abito di preferenza in Belgravia, e lì ho il mio pub. A New York non mi sognerei mai di abitare fuori Downtown - meglio se nel Lower East Side, e verso le 7 di sera il mio preferito per il Gimlet è decisamente il Café Orlin di St Marks Place.


This is not my place. A Lisbona ci sono tornata solo perchè l'UCP amato non c'era mai stato.
Sole così limpido che qui non ce l'abbiamo, e vento di mare.
"Somiglia a Genova" ha detto lui, che sa fare le sintesi.
"Anche a Trieste", mi ci sono attaccata io - "quel genere un po' finis terrae".

Lì di base guardano un sacco il panorama, verso il mare e cioè verso un intero oceano: infatti hanno un sacco di miradouros. Il miradouro è un belvedere, i più belli sono piastrellati di antichi azulejos e hanno un bar dove ordini vinho verde o sangria e stai lì a guardare, alla fin fine, il nulla. Molto portoghese, molto saudade.


Valgono il viaggio: un appartamento meraviglioso nella Baixa, una cena in Alfama (ma senza fado), la collezione Gulbenkian, i pasteis de nata, e vabbé, pure lo shopping al Chiado.

Valgono (sempre) il viaggio: volare, tornare.

Credits
Solo perchè dubito di recarmi tanto presto in Portogallo, vi squaderno qui gli indirizzi del cuore.

Datemi retta, affittate un appartamento da urlo da BaixaHouse, e affidatevi alle cure di Sonia e Tania, e delle gentili signore che vi faranno trovare il frigorifero pieno di cose buone per la colazione del giorno dopo e il pane fresco in un sacchetto di lino bianco appeso fuori dalla vostra porta la mattina. Sarete vicini a tutto.

Andate a piedi a cena da Pateo13 in Alfama, sotto il cielo di Lisbona, per queso e sardinhas asadas con vinho verde, tutto magnifico.
Per un brunch sotto casa, La Boulangerie sarà perfetta. La domenica si pranza (con la sangria) in uno dei ristorantini di Belem.

Comprate tonno e sardine in scatola da Conservieira de Lisboa: è praticamente sotto casa e il vostro pacchetto avvolto amorevolmente con la carta marroncina e lo spago vi darà una soddifazione che non vi dico.
Da Manuel Tavares in Praça da Figueroa (al Rossio, ma sempre a 3 minuti da casa) comprate il chorizo e il Porto, e lì di fianco c'è la Confeitaria Nacional che sforna pasteis de nata superbi, imperdibili.
Più buoni li fa solo Pasteis de Belem, ma lì ci dovete andare con l'autobus (ma fate di meglio, affittate uno scooter): e già che ci siete, a Belem, non perdetevi il chiostro manuelino del Monasterio dos Jeronimos, e state (molto) attenti ai borseggiatori.

Fate il vostro bravo giro sul tram 28 che attraversa tutta la città vecchia: la fermata, che ve lo dico a fare, è fuori dal portone di casa.

Infine: andate a vedere la collezione Gulbenkian, e ne rimarrete incantati.

venerdì 6 luglio 2012

Alba magica

Si alza sempre lenta come un tempo l'alba magica in collina.

C'è questo scienziato che si chiama Higgs.
48 anni fa ha ipotizzato, più o meno, che la massa di tutte le cose è determinata dal fatto che le particelle nuotano in una specie di melassa con la quale fanno attrito, e che appunto conferisce loro massa. Questa melassa è fatta di una particella piccolissima che si chiama bosone di Higgs.
Poi, per tutto questo tempo, ha aspettato che la sua ipotesi venisse confermata. In tutti questi anni, si sarà ben chiesto se sarebbe successo in tempo.
Ha dichiarato anche che ha avuto diversi anni in cui non aveva idea di cosa fare, e che dopo aver provato a dedicarsi alla matematica si era reso conto di essere già troppo vecchio per imparare tutte quelle cose che non sapeva.
Adesso ha 86 anni e ieri, in un'aula del CERN di Ginevra, gli scienziati che passano il loro tempo nel cuore della montagna a far scontrare particelle hanno detto che il bosone di Higgs esiste davvero, e che l'hanno trovato.
Di fronte alla standing ovation in quell'aula, il professor Higgs ha tirato fuori il fazzoletto, e ha pianto un po'.
Vi posto questi trentasei secondi di video, perchè valgono una vita, e un Nobel.

In tema di sogni, non fate di testa vostra, datemi retta e portatevi in vacanza Pesca al salmone nello Yemen di Paul Torday, Elliot, e Eureka Street di Robert McLiam Wilson, Fazi.
In tema di vecchietti indomiti, sono veramente imperdibili quelli di Marco Malvaldi (e no, non studiano fisica, prevalentemente giocano a briscola).

giovedì 24 maggio 2012

Del sedersi al tavolo

Questa è Sheryl Sandberg, nel dicembre 2010, al TED. Sheryl Sandberg è il Chief Operations Officer di Facebook, e insomma c'entra molto con tutta quella storia lì. Prima di stare lì, era alla Banca Mondiale, al Tesoro americano e a Google. A Google non è che la amino molto, perchè si è portata via un po' dei loro talenti. Cerca di scardinare certi meccanismi che penalizzano  la carriera delle ragazze e delle donne, sapendo che non succederà in questa o nella prossima generazione. Noi della capra la amiamo per questo.


martedì 10 aprile 2012

Da dove si viene

Anche se l'ultimo post prima di questo si intitolava Blacking out, non è che la capra ha scioperato da allora ad adesso. 
O meglio: dite quello che vi pare, ma qui siamo ancora affranti per la perdita di Megavideo, e arcistufi di non vivere in un posto dove - civilmente, pacatamente - si possa pagare un onesto chessò 9 e 99 euri al mese per comprare da un Netflix un abbonamento flat che consenta in una sola volta, e con un sol colpo di Amex, di pagare i diritti a chi li ha, e di vedere sei puntate di fila di Fringe se, per esempio, la giornata è stata complicata.
Ma tant'è. 
La capra ha viaggiato: in tutto questo tempo in cui non ha scritto nemmeno un misero rigo per i suoi piccoli lettori, è stata in giro per il Nordeuropa, a Londra, a Roma, a Firenze, e ha pure santificato la Pasqua in val d'Orcia.
L'amato UCP sostiene che non gli dispiacerebbe qualche giorno a Parigi, dove anche io manco dai tempi del Francese e di un certo meeting tenutosi lì e sul quale non mi attarderei ora in pubblici ricordi.
Sostiene altresì l'UCP amatissimo che non gli dispiacerebbe dormire in Place des Vosges.
Come si sa, è una creatura di gusti semplici e, se esprime certe preferenze, è solo ed unicamente perchè odia la folla.
Il Paese è in sofferenza.
Libero (forse) da Silvio B., al momento silente, da qualche parte. Libero da certi pezzi di quel mondo lì, che anche se ormai sono vent'anni ancora ci stringe il cuore, ma non basta per dire il dolore del furto, della sottrazione, del malaffare, dell'inesistente rettitudine.
Tra pochi giorni saranno vent'anni anche che ci mancano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il che più o meno coincide con il dilagare di quanto sopra.
Noi della capra ci siamo passati in mezzo con la nostra micro-vita cercando di non dimenticare mai da dove veniamo, e che veniamo da lì.

Credits
A Londra dormite in Belgravia, e non perdetevi la Saatchi Gallery, il Victoria and Albert Museum che è uno scrigno di tesori senza fine, e i sandali di Emma Hope in Sloane Square.
A Parigi, dovendo dormire in Place des Vosges, aggiungerei come asset la vicinanza estrema delle piccole boutiques e dei localini del Marais.

giovedì 19 gennaio 2012

Blacking out

La capra aderisce allo sciopero della rete in opposizione ai progetti di legge denominati PIPA (Protect IP Act) e SOPA (Stop Online Piracy Act) in discussione al Congresso degli Stati Uniti unendosi tra gli altri a Mozilla, alla Wikimedia Foundation, alla diCreative Commons e a Google.

Tali progetti, volti a proteggere la proprietà intellettuale e a combattere la pirateria online, avrebbero in realtà l'effetto di trasformare servizi online e provider in una sorta di esercito di polizia, caricandoli di di indebite responsabilità per i contenuti pubblicati dai loro utenti e limitando business nati con tutt'altro intento, aumentando esponenzialmente la litigiosità legale, estendendo il controllo governativo sulla rete e violando i principi vigenti sulla libertà di espressione.

Questo è il video illustrativo delle ragioni di questa protesta.

La capra - al pari della Casa Bianca, secondo quanto pubblicato oggi dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama - non supporta né mai supporterà alcuna legge, in alcuna parte del mondo, che riduca la libertà di espressione, aumenti i rischi per la sicurezza della rete, o limiti un Internet innovativo e globale.