venerdì 16 aprile 2010

Piccoli favori

Ennesimo viaggio a Roma, o fa sempre troppo caldo o sono io che sono sempre troppo vestita.
Macchine, autisti, meeting, pasti saltati as usual.
Poi.
La stanza dell'albergo è al sesto piano, vista sui tetti di Roma e una minuscola terrazza privata tutta per me.
Ho una copia nuova di zecca di Vogue UK.
Mi accompagna Moby Dick, che mi sta dando in questi giorni lo stesso amorevole godimento da romanzo antico che mi aveva dato La lettera scarlatta.
Ho perso la carta d'identità, ma l'ho ritrovata subito.
Ho architettato un nuovo modello di lavoro con Clà di prima mattina a colazione.

Ho comprato un paio di clogs stupende nella mia unica mezz'ora libera, più belle ancora di quelle che erano in copertina del medesimo Vogue UK il mese scorso.
Ho pranzato nella primavera romana, tranquilla e sola al Red, il caffé dell'Auditorium, e passato una mezz'ora in santa pace alla libreria lì accanto.

Last, but not least: in un cassetto dell'espositore Chanel a Fiumicino c'era un barattolino di supercool Vernis Particuliere 505, lo smalto esaurito in tutto l'orbe terracqueo (quegli elegantoni dei francesi la chiamano rupture de stock).

mercoledì 7 aprile 2010

Aprile

April is the cruellest month, breeding
Lilacs out of the dead land, mixing
Memory and desire, stirring
Dull roots with spring rain.

Thomas Stearns Eliot, The Waste Land

Sentitelo in italiano, questo Eliot della Terra Desolata, nella bella traduzione di Roberto Sanesi:

Aprile è il mese più crudele, genera
Lillà da terra morta, confondendo
Memoria e desiderio, risvegliando
Le radici sopite con la pioggia di primavera.

E cita Eliot anche Francesco Guccini, nella sua Canzone dei dodici mesi:
Con giorni lunghi al sonno dedicati il dolce Aprile viene,
quali segreti scoprì in te il poeta che ti chiamò crudele
Ma nei tuoi giorni è bello addormentarsi dopo fatto l'amore,
come la terra dorme nella notte dopo un giorno di sole


La mia Pasqua, quella che allora dissi è la Pasqua più bella della mia vita e tale è rimasta, fu una Pasqua con A.
La campagna era un tappeto di fiori gialli fuori dal finestrino, la spiaggia del Capitolo lustra come nuova.
Il baracchino dei ricci era deserto a parte noi, il sole caldo e il vino bianco salmastro, fresco e aspro e tanto perfetto che ne ordinammo finchè fummo entrambi ubriachi.

Memoria e desiderio, proprio come dice Eliot.
L'amore di A. era una promessa che tutto sarebbe rimasto perfetto per sempre.


Invece, questa Pasqua, sono tornata dopo tanto (ma tanto) tempo nella casa al mare che mi ha visto piccola.
Il camion rosso e giallo che era di P., sta nella stessa stanza allo stesso posto e a ruote in aria come sempre, e adesso appartiene a Mati, che è suo figlio.
Le maschere da sub, i secchielli e le palette stanno nella vasca da bagno come allora, e il giardino è una giungla come al solito, che nessuno se ne cura.
I piatti, col bordo a intrecci rossi, sono gli stessi scelti da mia madre per il mare.
La vista sul golfo non è cambiata per niente, e Punta Chiappa in fondo rassicura circa l'esistenza dei limiti.


I bagni Enotrio non ci sono più, sono diventati una paninoteca e hanno un altro nome; la spiaggia è più brutta ma il paese sembra quello di allora, solo con più gente e molte più auto.

Io, invece, che sono stata una bambina troppo timida per avere amici persino al mare, sono diventata una specie di milanese che compra vestitini a Camogli e alla Santa.

Credits
Thomas Stearns Eliot è nato a Saint Louis nel 1888 e morto a Londra nel 1965, ha vinto il Nobel per la letteratura nel 1948. Oltre a The Waste Land, tradotta anche da Mario Praz per Einaudi, ha scritto Ash Wednesday e il dramma Murder in the Cathedral.

La Canzone dei dodici mesi è nell'album Radici, inciso a Milano nella primavera del 1972, quello che contiene anche Incontro, Il vecchio e il bambino, La locomotiva, Piccola città e la Canzone della bambina portoghese.
Se passate da quelle parti e siete signorinette bon chic, date un'occhiata a Julie, che vende deliziosi abitini e borse nei due negozi sui lungomare di Camogli e Santa Margherita Ligure.

sabato 3 aprile 2010

Cosa vuoi che ti dica

Bersani: “Non canto vittoria, non parlo di sconfitta”. Cosa vuoi che ti dica, dimmi un argomento a piacere.

Credits
In assoluto, il commento più strepitoso sulle appena passate elezioni.
Non perdetevelo, Spinoza.it.