venerdì 19 dicembre 2008

Quello che A. non sa

Quello che A. non sa è che ogni giorno da allora io sono scesa a patti con lui e che ogni notte mentre dormivo e mentre ero sveglia il mio cuore ha fatto l'amore con lui senza chiedergli il permesso.
Non sa che parlavo con lui, quando già ero una donna di mondo, mentre facevo shopping sulle Ramblas e mentre cenavo in Belgravia, e che sembrava piangessi per altro, ma in realtà perchè avrei voluto sentire la sua voce in certe notti molto fredde o molto calde che ho attraversato, nelle penombre e in piena luce.
Sa che non volevo fermarmi con lui in un posto di mare, crede ancora che io sia andata via e immagino sia meglio così.
Ci siamo conosciuti in una piazza in settembre, e per ragioni che non sto a spiegarvi di quel giorno è passato alla (nostra) storia solo che io dicevo fa-caldo-sono-un-po-sudata e lui tra le mie gambe sussurrava meglio-così.
Certi amori non finiscono, ma è molto meglio fare finta di sì, e fare gli smemorati con se stessi e non tornarci sopra per nessuna ragione al mondo, tranne che nei dormiveglia in cui non si è imputabili di niente, e nei blog, che tanto non esistono per altri se non per se stessi.
Quello che A. non sa, e che non vorrebbe certamente sapere, è che non ricordo affatto come sia finita poi, perchè il suo sangue circola nel mio sangue da allora.
Sa, di sicuro, che volevo andare e correre, e che sono andata, non sa se ho corso oppure no perchè era già un altrove.
Ho corso, perchè volevo sapere e misurare.
Sono corsa via con tutto il fiato che avevo, inseguita dal suo corpo e dal mio, da certe sere romane e dal sangue nel lavandino, da Piazza Farnese, dai ricci di mare, da una sottoveste di seta azzurra, da uno schiaffo e dagli aerei presi al volo, dal sesso a perdere il fiato in un androne di Trastevere.
Ho saputo, e ho misurato, e ancora non ho smesso di andare; lascio alla notte, al Natale che arriva, al Negroni che circola dentro pensieri strani, il compito di restituirmi a lui.

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