domenica 22 novembre 2009

Semplice abbondanza

Ci sono anni che fanno domande, e anni che rispondono.

Dite quello che volete, ma a me tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre compare bella chiara e precisa la strada verso il Natale.


Sia il profumo dell'aria o delle caldarroste o dei camini per strada, sia la mia perniciosa tendenza alle carole e ai dischi di Natale, agli addobbi, a sperare che nevichi (quest'anno, per ora, non se ne parla: a Milano non fa per niente freddo, a Roma è praticamente estate), allo shopping prenatalizio a New York, Londra, Stoccolma (eh si, per la cronaca l'UCP ed io siamo di nuovo in partenza), ma anche Parigi, Roma o laqualsiasi basta che ci siano negozi e mercatini.

Sia il senso di gratitudine che mi pervade come Pollicino che segue le molliche, il weekend del Ringraziamento che incombe, o la scelta dell'albero e della ghirlanda per la porta, fatto sta: servono solamente due beni di prima necessità per il viaggio.

Tchai latte e Semplice Abbondanza.

Simple abundance di Sarah Ban Breathnach è uscito in edizione italiana da Corbaccio circa un secolo fa, nel 1995, e io ne possiedo una amatissima copia.
(Al momento non risulta su ibs, dunque deduco sia fuori collana: si trova invece in inglese, e per modica cifra. Vedi, studiare le lingue. Adesivo pubblicitario di scuola di lingue visto su un'auto davanti a me in coda: if you can read this, you have to thank on your English teacher. Io ho avuto come teacher quel gran lusso dell'amata The Lady, che ve lo dico a fare).

Per quanto ora voi miscredenti vi metterete a pensare che SA è uno di quei soliti libercoli americani un po' New Age per gonzi, così non è.

Da molti anni, e soprattutto in questo periodo, niente più di questo libro riesce a consolarmi, a darmi speranza ed energia, a farmi sentire la luce speciale dell'esistenza. Mi dà forza negli anni bui, e calore negli anni belli.
Mi fa pensare al Natale come ad una porta luminosa socchiusa verso il futuro.
Mi ha insegnato uno dei miei mantra preferiti, quello che vi ho regalato in epigrafe (considerate questo gioiellino il mio regalo di Natale di Tiffany, e non se ne parli più - ed evitate letterine pietose indirizzate a Wonnie - Polo Nord che tanto non attacca).

A dirvela proprio tutta, datemi SA, un sabato pomeriggio e una fetta di plumcake all'arancia e riesco ancora a sentirmi Jo March nella soffitta di casa, come quando da implume restavo a letto con l'influenza a leggere Piccole donne.

Quanto a Tchai Latte, l'ideale è andarselo a bere nel Lower East Side.
In alternativa, ma indubbiamente meno glamour, ordinatevi qualche bustina di Tazo Organic su Amazon, che è all'incirca la cosa più sensata una creatura possa fare con 4.65 USD.

Wish list -Mentre medito sulla letterina di Natale di quel santo-bambino-della-zia-sua (non è esattamente una lettera: c'è il titolo, tipo "letterina a Babbo Natale", e un elenco di Gormiti e Lego e robe varie, 13 cose, punto), ve lo dico: io vorrei il Fierce, e l'edizione completa della Alcott da Einaudi.

Si beve: vino novello, sidro e Laphroaig.
Soundtrack: Have yourself a merry little Christmas, i Coldplay.

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