domenica 21 giugno 2009

Patria

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La giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alla legge. (art. 101)

Lo dico sempre io che essere delle ragazze viaggiate è importante.

E' importante andarsene dalla Madrepatria, pure, di tanto in tanto, per confrontare quello che fanno là e quello che si fa di qua, o anche, in mancanza, andare in un posto così fuori dal mondo che, per esempio, ci arriva il vino da Contessa Entellina, ma non i giornali.

Così accade che, quando si torna, si ha un'immagine d'insieme che è come un flash.
Meno dettagli, ma quasi un colpo d'occhio rivelatore.

Un signore londinese l'altro giorno, seduto accanto a me al tavolino della colazione sotto un pergolato di ulivi, mi ha detto che era arrivato il tempo di tornare, back to the Mainland.
Mainland, per il dizionario, è la terraferma, il continente.
Capita l'inversione della visuale? Da Londra, gli isolani siamo noi.
Ma lui intendeva tornare in patria, letteralmente la terra primaria, anche se - mi verrebbe da dire - non esclusiva.
Oh, my dear, we were pirates, we had an empire - mi disse una volta sospirando The Lady, per spiegarmi with no frills perchè gli inglesi non hanno mai imparato le lingue. Non era necessario, si capisce.

Dunque - mentre andavo e tornavo - è accaduto per esempio che nella Madrepatria c'erano una, dieci, cento Noemi.
Capito? Non era UN attacco senile, e non è che Silvio si era innamorato, Silvio - come ha detto delusa ai carabinieri una di queste ragazze - "faceva così con tutte". E tutte lo chiamavano papi, tranne lei, che -non avendo confidenza - lo chiamava Silvio (sic).
Praticamente c'era un po' po' di organizzazione per lo smistamento e l'hospitality e poi Silvio mostrava la villa, cantava con Apicella, e - per finire, dopodopodopo - sfoderava una delle istituzioni più antiche di questo mondo: la busta.
O ancora: la candidatura, qualsiasi, o il Festivalbar, o la fiction.
Tuttavia, senza eccezioni, esse signore si premurano di far sapere che loro non fanno le escort.
Non battono, loro.
(Titolo memorabile dell'Espresso: Estate da papi - con foto di copertina delle ragazze in bikini a Villa Certosa)

E' accaduto anche che in the Mainland si è votato. Due volte.
La prima per eleggere il Parlamento Europeo e il Sindaco.
La seconda per tre referendum.

Io alle elezioni perdo sempre, e infatti: ho votato per Emma Bonino, che non siederà nuovamente in Europa. (Questa la considero una vera infamia.) Credo che la lista abbia preso il 2,9 percento, quindi zero seggi: ad Emma converrebbe candidarsi in un altro Paese, chissà.

Al mio Comune ho votato, con vera stizza, una delle coalizioni di centrosinistra.
Il candidato ovviamente ha perso, ma la cosa più irritante è che - avendo essi fatto le primarie (non dite niente, si, ancora) - è uscito che a correre per fare il Sindaco doveva essere il più bollito dei due, che ha già fatto il Sindaco due volte e che non aveva nessuna chance di vincere (si, ancora).

(Ah, ma non posso farvi mancare Debora Serracchiani.
E' molto brava, intendiamoci, e nemmeno una ragazzina: essendo la nostra impavida Debora, avvocatessa 38enne già sconosciuta di Udine, andata a dire pane al pane a Franceschini e al gotha del Pd (con D'Alema che sobbalzava sulla sedia dicendo ma-chi-è-quella) e che praticamente hanno rotto i coglioni con la loro fuffa, e avendo preso più voti di Silvio alle Europee in Friuli, adesso il Pd sta pensando di candidarla alla qualsiasi cosa.

Il panico per la disaffezione degli elettori e i successi di Tonino Di Pietro è talmente grande che vedremo presto, nella segreteria del Pd, Debora, il Papa ed Elvis Presley.)

Infine: i referendum.
Ho votato due no (all'attribuzione del premio di maggioranza in Camera e Senato alla lista - anzichè alla coalizione - di maggioranza relativa, ma si sono bevuti il cervello?) e un sì (all'abrogazione della norma che consente le candidature multiple).

Al momento, non so neppure se raggiungeranno il quorum dei votanti, ma volevo dirvi che io a votare mi sento bene.
Esco dal seggio e l'aria è pulita, la mente limpida.

Mia madre, quando le ho chiesto se aveva portato con sè a votare il mio nipotino, un cinquenne intelligentissimo e delizioso (cuore di zia), tanto per fargli respirare un po' di democrazia, ha detto "Ma no" come se le avessi fatto una domanda sconveniente, e di fronte alla mia impercettibile esitazione, ha aggiunto con improvvisa inquietudine "Perchè, tu vai a votare?" come se le avessi appena annunciato che batto sulla Nomentana tutti i venerdì sera.

Sì, batto, anzi mi batto cioè voto. Voto sempre, tutte le volte.
Voto per tutti quelli che, in giro per il mondo, vorrebbero votare liberamente, ma non possono.
Voto per quelli che invece, come mio nonno, dovevano iscriversi a un partito solo, e votarlo per forza, e questo almeno, mia madre dovrebbe ricordarselo.
Voto per quelli che, per poter votare in un paese democratico, sono morti in montagna, e anche questo mia madre, che viene da una famiglia delle Langhe, dovrebbe ricordarselo.
Voto perchè tanto tempo fa qualcuno di molto amato mi ha insegnato a conoscere i miei diritti, e ad adempiere i miei doveri, e dunque oggi voto per la mia personale speranza di cittadinanza.

Voto perchè, a non votare, sono i sudditi.

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