(Avendo una barca, non potrebbe chiamarsi altro che The golden goat.)
Nemmeno sotto tortura nominerò l'isola, ma posso fare la lista delle cose.
La nave, che è un bellissimo viaggio nel viaggio, e una camera con vista, e la terrazza a mare per cena, e i giorni di sole come solo giugno li fa da quelle parti, e il mare in amore al tramonto dal molo vecchio.
Stellate di una bellezza imbarazzante, e il buio nelle stradine, la notte.
Le cassatelle di ricotta del panificio, e le alici, le sarde e il tonno del pesciaiolo, che insieme al trancio rilascia la ricetta acconcia, e il maialino cotto al forno con le erbe di lì.
La pasta e la farina e il pane dal sapore più dolce del mondo.
Il pontile, e i libri, e mostri marini con cui lottare di tanto in tanto.
E Tata, che ha traslocato da Garlasco all'isola, undici anni fa, e da allora non si sogna nemmeno di tornare.
E i giornali, ma solo se ordinati per tempo a Chiara del caffé Tramontana, e solo se arriva l'aliscafo.
Gabbiani dappertutto, e sentieri in costa ripidi e profumati.
Guest star: il Lamùri del Conte Tasca, e l'amùri dell'uomo che pensa.
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