domenica 29 maggio 2011

Due ragazze

Le ho viste oggi, in bicicletta. Una guidava e rideva, l'altra rideva seduta sul sellino dietro.
Se ne andavano verso qualcosa di solo loro, con quell'aria di segreti di ragazze e che andrà tutto bene.
Noi due, eravamo così.


Non ci pensavo da secoli, ad allora.
A tutti gli anni in cui lei c'era, c'eravamo noi due con le nostre estati annoiate, i gelati leccati su qualche scalino del centro, il nostro non sapere niente del mondo tranne quello che credevamo di sapere allora, e i nostri segreti.
C'era, c'era sempre stata: dalla prima media, c'era.
Dalla prima media a circa il Francese, c'era sempre stata, a memoria.

Ci fu una frattura, poi, di quelle che non si saldano. Non improvvisa, ma netta e senza ritorno.
Mi pesava, che io ricordi, quella tarda adolescenza che non accennava a finire, quel non saper, alla fin fine, che fare davvero di noi stesse.
Mi era chiaro che il mio era un viaggio che non portava ricordi né rimpianti, e tantomeno passeggeri: andai via senza voltarmi e senza memoria.

Non posso dire di non sapere che fine ha fatto, abita così vicino.
Qualche volta guardandola, mi domando cosa ha capito da allora, e se ha poi saputo cosa fare di se stessa.

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