sabato 7 giugno 2008

La luce di Rembrandt

Il mio primo ricordo compiuto è la luce in un dipinto di Rembrandt, suppongo da qualche parte in Olanda o nelle Fiandre, ma non saprei dire di preciso dove e quando, nè quale fosse il dipinto medesimo.

E' chiaro come il sole, e di sicuro non vi sfugge, che se uno ha come primo ricordo questa roba, di lì in poi l'infanzia è tutta il salita, e infatti.
So dire che la luce entrava dall'alto a sinistra, riempiendo di polvere d'oro tutto il dipinto, e che era bella.

Da qualche parte, qualche anno prima di Rembrandt, in piena Controriforma, luci come spade stavano già nei quadri di un pittore italiano assai disgraziato, bisex, traditore, assassino e fuggiasco, Caravaggio, e infatti quella è roba da maggiorenni, mica da poppanti come la pittura fiamminga.

Dopo Rembrandt, erano entrate nel mio cuore di bimba donne che versano latte da brocche o leggono lettere di fronte a finestre nella luce tersa di Delft, il lucore misterioso di un orecchino di perla, i coniugi Arnolfini che si tengono per mano (lui assomiglia di brutto a Houllebecq, d'altronde i belgi hanno quella faccia lì, non c'è verso).

E Jan Bruegel il vecchio, quello detto "dei velluti", il più straordinario pittore di fiori che sia mai esistito prima di Georgia o'Keeffe, nata circa 450 anni dopo di lui a Chicago, Illinois.
Cose da bimbetti, appunto, come i quartetti di Mozart stanno a Schumann, che si può amare, come Caravaggio, solo se si è sfiorato ad un punto un certo lato dark dell'esistenza, e l'amore o la morte ci hanno attraversati.

Qui a lato vi ho messo il ritratto di Papa Paolo III, dipinto da Tiziano verso la metà del '500, prima di qualsiasi luce intesa come la pensiamo noi nel 21° secolo, e anche come la pensava Caravaggio cinquant'anni più tardi.
Guardate da soli che succede giusto un secolo più tardi: un pittore spagnolo, Diego Rodriguez de Silva y Velazquez, di fatto contemporaneo di Rembrandt, dipinge a Roma un altro papa, Innocenzo X, e l'idea della luce Velazquez ce l'aveva pure lui, eccome, e infatti ha costruito una specie di set tipo quelli delle foto la notte degli Oscar.
Ora, date all' umanità circa cinquecento anni di lento e inesorabile
destrutturalismo, e avrete Bacon.
E' sempre il vecchio Innocenzo X in uno studio del 1965, ma ci trovate dentro i mangiatori di patate, Egon Schiele, e Braque, e Hopper, tutti lì a dipingere sinfonie e requiem.

I quadri, giusto per la precisione, risiedono attualmente:
il Tiziano alla National Gallery di Londra
il Velazquez alla Galleria Doria-Pamphili in Roma
il Bacon a casa di qualcuno, da qualche parte.

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