lunedì 14 dicembre 2009

Una ghirlanda


E' quasi Natale.

Non ho ancora scelto l'albero, non ho ancora fatto la lista dei regali, non ho ancora comprato i regali, non ho pensato al menu della cena della Vigilia. Non ho fatto ancora i biscotti, la ghirlanda fuori dalla porta c'è, ma è la peggiore di sempre.

Non ho comprato il vischio nè le stelle di Natale.

La lampada dell'Avvento nuova non si accende, perchè si è bruciata una luce. Le lampadine per sostituirla non sono ancora arrivate da Londra.

Ho solo lavorato, lavorato, lavorato tanto. Sono stanca. Ho solo questa ghirlanda di pensieri che non partono e non arrivano.
Non sono riuscita ancora ad andare a pranzo con le persone che amo e che vorrei vedere per scambiarci i doni. Non ho doni.

La colf ha rotto il vaso Daum - giusto qualche migliaio di euro in cocci - e poi si è licenziata per lo spavento.

Ho visto Grey's Anatomy, ma così stanca da non capire nemmeno il plot.

Domani l'ultimo viaggio di lavoro prima della fine dell'anno: un trenino che attraversa le Crete senesi in una mattina ghiacciata, una macchina con autista a notte verso Roma, un albero di Natale di cristalli, un detestabile hotel all'Eur.

La mostra di Bacon e Caravaggio alla Galleria Borghese dovrà aspettarmi ancora.
Qualcuno ha dato una papina bella forte sulla faccia di Silvio, attaccando il lavoro del suo dentista.

Mancano quattro giorni alle vacanze. Forse.


L'UCP mi ha portata all'IKEA - l'aveva promesso, che entro la fine dell'anno ecc, e lo ha fatto davvero, incluse le polpette svedesi coi mirtilli e la birra di Natale - e io ho comprato un montalatte per fare Chai latte in grazia di Dio, un copripiumino nuovo bianco a fiorellini rossi, la marmellata di lingonberry che avevo scordato a Stoccolma, carta da regalo rossa.

Ho comprato anche i lumini, e così la Vigilia avremo come sempre per tutta la notte piccoli fuochi di luce sugli scalini in attesa dell'Angelo.

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