20 dicembre, cinque giorni a Natale.
Che dirvi, amichetti della capra, che bel momento.
La lezione all'università di Urbino è andata bene, e così pure i convegni a Bologna e Siena.
In tutte e tre le occasioni, nell'aula della facoltà di economia, nella sala del Podestà del palazzo di Re Enzo, nel teatro dei Rozzi, mi sono domandata se erano loro ad aver abbassato il livello (come dice S. per prendermi in giro) o se sono io ad essere diventata bravina. Il dubbio non è sciolto, e uno di questi giorni devo ricordarmi di scrivervi un due righe sul tema cultura-aziende-finanziamenti pubblici e privati-sponsorizzazioni.
Ma non ora.
Adesso è Natale, e l'abete è fuori dalla mia porta coperto di ghiaccioli pronto ad essere decorato da me e da UCP bevendo Chai latte. C'è tipo -6 gradi Celsius, che nemmeno a Stoccolma, e domani ricomincia a nevicare, il che grazie al cielo sfavorisce gli spostamenti.
Ho lasciato l'agenzia alla chetichella, senza praticamente salutare, il che è stato salutare.
Se ne riparla il 10 gennaio, perchè è stato l'anno più convulso che io ricordi e non ho voglia di pensare ora ai mille progetti che mi aspettano. So già che un po' mi mancheranno S., la capa Ginevra, e pure Caparezza, e anche un po' M. e il Rude, che al party di Natale hanno estratto i numeri della tombola come veri patriarchi. La Matriarca ha mandato da Verona un messaggio forte e duro come un cristallo, che mi ha fatto piangere.
L'anno che arriva porterà cambiamenti che già si annunciano all'orizzonte, cui non è estraneo l'amato Crotalo, e vedremo.
Esattamente un anno fa, ho scritto il post di A., che è in assoluto il preferito dai lettori della capra. Molte cose sono cambiate, e sono più stanca di allora.
Come allora, e più di allora, mi sembra di tenere tra le dita il mio posto nel mondo.
domenica 20 dicembre 2009
Un posto nel mondo
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