domenica 18 maggio 2008

Porta anche i bambini

I bambini nella mia vita sono tre, tutti maschi.
Pare non circolino femmine, da queste parti.

R. è stato il primo ad arrivare, inatteso, quando io non avevo nemmeno quasi mai visto un neonato. La prima cosa che so di lui è il giorno di dicembre in cui sua madre ha detto a me e al Roso che era incinta, era sera in una piazza fredda e luminosa di luci natalizie.
Lui poi è arrivato un giorno di luglio che l'asfalto si scioglieva per strada, me lo ricordo il caldo di quell'estate perchè mi ricordo che sua madre mi invitava a bere dei caffè in piazza (sempre la stessa) intorno all'una del pomeriggio, e diceva non-fa-mica-caldo.
Per ragioni che non vi sto a spiegare, io non l'ho visto subito. Sarà stato poi in agosto, era marroncino per via della lampada UV sotto la quale l'avevano tenuto, un incrocio tra un pesce e una rana e con gli occhi grandi nella culla di legno, ed era la cosa più bella e strana che avessi mai visto.

M. è arrivato molto dopo, e dei tre è quello che è arrivato semplice, facile, una mattina di marzo molto presto la sua bellissima madre l'ha scodellato con accanto suo padre, che poi è mio fratello.
Avevo paura che fosse un neonato bruttino, invece tutti dicevano di no, che era bello, io lì che sentivo la voce del sangue, forse mi ero bevuta il cervello.

A. è arrivato per ultimo, ma quando è arrivato da noi era già nato da un po', solo che per sbaglio era arrivato da un'altra parte.
Sua madre e suo padre sono andati a riprenderselo in un posto un sacco freddo, prima ancora di essere i suoi genitori, prima di vederlo e annusarlo, sono andati a prenderselo nel buio dei loro cuori e delle loro teste, scavando e avanzando come minatori del Galles.
Guardandolo, stamattina, pensavo che i suoi magnifici occhi slavi e il suo fantastico sguardo sulle cose sono stati, per tutti noi che lo circondiamo, un enorme regalo della vita.

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