domenica 11 maggio 2008

Chagall, il chèvre e i trucchi di radianza


Lo so, dovrei partire da Chagall.
La cultura chassidica, la reverie e quant'altro.
Quanto si divertivano nello shtetl di Vitebsk prima che cominciassero a sterminare gli ebrei un'altra volta.

Ma invece mi viene in mente il chèvre, nel senso del fromage. Col miele.

Il che praticamente è lo stesso della capra che suona il violino, è tutto quanto serve per sentire la felicità che frulla - qualcosa che non c'entra, che in principio non doveva essere lì.

Se ne potrebbe fare un elenco, delle cose che non c'entrano fra loro e generano piccoli miracoli per tutti i giorni.
Trucchi di radianza, li chiamava Sylvia Plath che un giorno, ovviamente prima di infilare la testa nel forno con successo, scriveva:

Miracles occur.
If you care to call those spasmodic
Tricks of radiance
Miracles.
The wait's begun again,

The long wait for the angel,

For that rare, random descent.

Ecco, anche la lunga attesa dell'angelo non è male. E' sorprendente che a parlarci dei trucchi sia stata la Plath, così come che sia stata Virginia Woolf, un po' prima di buttarsi a fiume - con successo, inutile dirlo - a lasciarci un'altra piccola grazia con violino, l'idea rivoluzionaria e felice di una stanza tutta per sè.

Linko le foto perchè così le guardate in faccia, queste due creature.
Ho messo due foto di loro da giovani e belle.
Di Virginia si diceva che, come spesso per le donne molto intelligenti, poteva essere molto bella o molto brutta, secondo i giorni. Qui in alto, secondo me, è bellissima e moderna.

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