Nel caso ve lo domandaste, a Parigi piove da ormai 72 ore.
Capre e violini nemmeno l'ombra.
Tutto è esattamente dov'era - capita ancora che certi grandi magazzini abbiano straordinarie cupole Liberty, e che gli antiquari e le minuscole boutique occupino come prima angoli incantevoli proprio dietro l'Opéra dove arrivano solo gli studenti giapponesi del Conservatorio.
La vista dalla terrazza dell'hotel de Crillon è quasi ridicolmente da ricchi.
Capita che la palazzina nel 1° arrondissement abbia le sue brave boiseries bianche e muri color tortora, e vista su un cortile ad abbaini dalle finestre orlate di gerani.
Senza dubbio alcuno, i parigini guardano ancora con una certa commiserazione chi non è del luogo, nonostante non distinguano esattamente l'accento, ma sapendo con certezza che non siete andati a scuola lì.
Gli abitanti del lungosenna hanno ancora case e cucine e camere da letto da cui non muoversi mai, per vedere la torre di ferro vicina come da allungare una mano cambiare colore nei giorni e nelle stagioni. Capita ancora che essa sia rosa.
Capita che all'agenzia creativa - come in ogni immaginazione d'ordinanza - stanno ovviamente finendo un trasloco, e hanno un patio, scale e soppalchi e pezzi e cartoni da Ikea di lusso, e la riunione si tiene in cucina proprio come voi pensavate che accada a Parigi nelle agenzie creative.
Sono quasi tutte donne, e il boss-donna è bionda e naturalmente parla tutte le lingue.
Gli straordinari muffin al cioccolato li ha fatti Odile il grafico-donna con i resti dell'uovo di Pasqua di Ladurée, in una pausa.
Cergy e Pontoise sono ancora uscite della tangenziale che va e viene da Roissy, il taxista chiacchiera sempre in parigino stretto anche se si chiama Pascal o Rashid.
Sephora ha messo su, all'angolo del boulevard Hussmann con la Chaussée d'Antin, un impero della manicure, e Zara e Mango hanno aperto colonie anche lì.
I ristoranti sono giappo, o cambogiani, o libanesi, i falafel squisiti e pieni di aglio, e alle dieci di sera c'è ancora una luce del Nord trasparente d'acqua.
Il métro è ancora lì, fermata Pyramides. Niente RER, perchè piove, si lavora, si è di corsa.
Capita ancora di comprare giornali italiani a un'edicola e di prendere un taxi al volo sull'avenue de la Grande Armée che è circa il cuore del mondo, e Roissy, Roissy è solo un aeroporto, già casa.
martedì 27 maggio 2008
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